martedì 31 luglio 2018

Come stelle che irradiano ovunque



La disposizione degli occhi negli animali è essenzialmente funzione del loro stile alimentare. La disposizione degli occhi nella testa degli erbivori è laterale perché se bruchi l’erba di un prato non hai una grossa necessità di vedere ciò che mangi. E’ difficile sbagliare la posizione della bocca se il tuo piatto è di alcuni ettari. Serve però un campo visivo molto ampio per accorgersi per tempo della presenza di un predatore. Quest’ultimi, al contrario, hanno gli occhi disposti frontalmente per favorire la focalizzazione verso la preda e successivamente l’attacco. Certamente la disposizione laterale offre una visione panoramica ma meno focalizzata, come un grandangolo. Quella frontale orienta verso un bersaglio, come un teleobbiettivo.
La posizione frontale degli occhi offre inoltre una visione a colori e binoculare per visualizzare bene le distanze in maniera tridimensionale. Questa è anche la ragione per cui i primati hanno questa disposizione in relazione alla loro dieta prevalentemente frugivora e quindi la necessità di vedere e distinguere bene bacche e frutta dal resto della vegetazione.
Come esseri umani ereditiamo la posizione degli occhi dai nostri fratelli maggiori primati e certamente ciò ha aiutato, assieme al pollice opponibile, lo sviluppo dei processi cognitivi. La mente è focalizzata al pari della vista che è di gran lunga il senso più usato tra i 5. Vediamo però che impatto ha tutto questo a livello della consapevolezza in uomini e donne dei tempi attuali.
Ok, se devo scegliere qualcosa dallo scaffale di un supermercato la vista frontale aiuta e certamente anche se devo guardare qualcuno negli occhi. Non ho idea di come due mucche si guardino negli occhi, forse guancia a guancia. Magari il lato romantico rimane.
Ma in noi esseri umani c’è un problema: dove focalizziamo la nostra vista e con essa la coscienza nella nostra  vita quotidiana? Per molti di noi di fronte allo schermo di una Tv o di un PC, di uno smart-phone, guardando la strada davanti a noi mentre guidiamo,  leggendo un libro che teniamo in mano, sempre di fronte a noi. Come possiamo pensare che questo orientamento visivo non abbia anche un impatto sulla nostra coscienza? E’ ovvio che questo favorisce una focalizzazione ed una perdita di visione panoramica della nostra esistenza. La nostra coscienza è come il raggio di una torcia elettrica che illumina ciò che sta di fronte, e quindi anche  il futuro. L’espressione guardare in avanti significa pensare a quello che accadrà. Quindi, la nostra mente è intrisa di temporalità e vede una traiettoria precisa degli eventi passati e futuri. Tutto ciò aiuta la nostra progettualità, è fuori dubbio. Ma come facciamo a stare nel presente? Come possiamo avere una “visione a 360 gradi” della nostra vita? Come possiamo accorgersi di altre opportunità? Come possiamo semplicemente stare e godere del presente?
Certamente non possiamo tornare indietro nel tempo di svariati milioni di anni e pilotare l’evoluzione della specie in modo diverso. Ma possiamo fare molto attraverso la pratica dello yoga. Quando Mr Iyengar diceva che il retro delle ginocchia deve aprirsi per diventare occhi spalancati sulla bellezza del modo stava dicendo che tutto il nostro corpo può diventare un insieme di innumerevoli occhi attraverso cui guardare l’intera esistenza nella sua sfericità. Lo yoga enfatizza l’uso di tutti i sensi e soprattutto la percezione spaziale completa.  Ci offre molteplici posizioni che il corpo può assumere, ma, oltre a ciò, è la singola posizione che , a sua volta, è un universo conoscitivo sferico. La nostra coscienza acquista sfericità. Smettiamo di essere una torcia elettrica con un raggio luminoso stretto e diventiamo piccole stelle che irradiano ovunque nello spazio.

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