mercoledì 19 ottobre 2022

Felicità e missione spirituale

 


Possiamo avere molte idee su ciò che per noi significa essere felici e, ciò nonostante, alla domanda diretta “cos’è per te la felicità”, ci troviamo spesso impreparati. Ho verificato questo fenomeno in prima persona durante i miei workshop e conferenze. Se faccio una domanda del genere le persone hanno una sorta di sobbalzo. E’ come se fossero sedute su un’auto costretta a frenare di colpo. E, in fondo, la dinamica è proprio quella. Viaggiamo di corsa senza riflettere o, meglio, senza investire tempo ed energia su ciò che veramente ci renderebbe felici. Ogni tanto la vita ci fa frenare di colpo per riorganizzare le nostre priorità.

 

Perché la felicità non è il tema dominante tra quelli che abbiamo a cuore. Sono piuttosto sicuro che abbiamo chiarezza sui vari problemi di carattere materiale, affettivo, psicologico che ci affliggono. Ma questo significa che abbiamo una vita centrata sul problema e non sulla felicità.

Lo so! Come si fa a pensare alla felicità quando ci sono i problemi da risolvere? Io però avanzo una tesi alternativa: i problemi sono un fenomeno dominante perché non c’è chiarezza su ciò che ci rende felice. Non sempre, ma in molti casi è proprio così.

L’esistenza è piuttosto generosa di problemi, non ci sono dubbi. Se però so dove sto andando anche se, di tanto in tanto, inciampo in una buca, sono in grado di rialzarmi e riprendere il percorso. In caso contrario, che inciampi o meno, sto girando a vuoto.

Quindi, cos’è la felicità?

Chiunque può avere momenti in cui si sente in pace ed apprezza le piccole gioie della vita. Ma se questo fosse il massimo che possiamo ottenere perché mai l’umanità avrebbe prodotto, nei millenni, così tante vie di realizzazione spirituale?

Se io guardo un tramonto sul mare sono rapito in una sorta di estasi e sono felice. Ma questa esperienza è capace di rimuovere le mie paure? E’ in grado di liberarmi dalle gabbie che limitano la mia libertà? Può rendere la mia esistenza un perenne atto creativo di me stesso? Vivo la vita che mi compete? Realizzo pienamente il mio potenziale? No!

Perché mai milioni di persone praticano meditazione se bastasse guardare un tramonto per avere una vita felice? E’ ovvio che la faccenda è più complessa, ma, fortunatamente, anche dannatamente più affascinante.

La felicità non è uno stato fugace rubato qua e là, ci meritiamo di più. Felicità, libertà interiore, connessione, auto realizzazione sono espressioni diverse attribuite allo stesso soggetto. Felicità, libertà interiore, connessione, auto realizzazione sono qualità che gradualmente emergono e si stabilizzano in me quanto più allineo la vita con la mia missione spirituale.

E’ ciò che realizzo di me che mi apre alla felicità.

Come trovo quindi la mia missione spirituale? Intanto, accettando l’ipotesi di averne una. Si tratta di un’ipotesi di lavoro, puramente funzionale ad attivare una ricerca. E’ un passaggio chiave e niente affatto banale. Nell’equazione della propria vita va quindi introdotta questa ipotesi di lavoro: io sono qui per una missione spirituale.

E poi, naturalmente, serve un metodo.

Quando pensiamo ad un percorso di crescita interiore è facile che ce lo immaginiamo pesante, faticoso, forse anche minaccioso. In realtà stiamo semplicemente proiettando su di esso la nostra visione della vita. Anche qui c’è un cambio di prospettiva da fare. Se infatti la meta è autorealizzazione, libertà e felicità anche il viaggio è fatto della stessa pasta. Of course!