Lo so, ogni volta che c’è di mezzo la
musica ed il movimento nascono sentimenti contrastanti. La “danza” spaventa
mentre, al contrario, una posizione di yoga o sedere in meditazione ci fa
sentire protetti. La verità è che sia il movimento che la staticità, sia la
musica che il silenzio, producono sensazioni e trasformazioni della coscienza, costituiscono
differenti forme di esplorazione della nostra realtà interiore. Quindi cambia
la modalità ma non la sostanza. Praticare yoga, meditare o danzare in modo
consapevole sono strumenti per accedere ai nostri potenziali. La triste realtà
è che però siamo immersi in una coscienza collettiva estremamente giudicante.
Abbiamo da sempre convissuto ed assorbito le immagini collettive su come si
deve essere, sia nella modalità “bravi/e ragazzi/e” sia nella modalità
“trasgressione” che altro non è che un diverso accumulo di stereotipi. Di fatto
la vera trasgressione sarebbe quella di viverci per quello che siamo, sentirci
dall’interno invece che vederci attraverso un’immagine di noi che proviene
dall’esterno. L’unica ragione per cui la pratica dello yoga non inquieta più di
tanto è perché è ormai accettata collettivamente ed in molti casi è stata assorbita
dal mondo del fitness. Così ti allunghi, ti potenzi, puoi raccontare di fare
yoga…ed emotivamente non cambia niente. Nella reale pratica dello yoga questo
non è vero, perché tutto l’essere è coinvolto, ma nella consuetudine è ciò che purtroppo
accade. Nella danza, al contrario, il canale emotivo è quello principale. Non
attivare le emozioni sarebbe come praticare yoga sperando di non muovere un
muscolo. Le emozioni possono essere piacevoli o spiacevoli al pari di come
estendere la colonna vertebrale può provocare piacere o dolore, al pari di come
meditare significa accettare di essere attraversato da pensieri di qualunque
tipo. Tutto è semplicemente una fotografia del presente e solo
nell’accettazione di questa condizione, solo in una relazione autentica con noi
stessi, abbiamo l’opportunità di incontrare la nostra interezza. Temere la
danza per paura di esporsi emotivamente è comprensibile perché questa società
ha la fobia delle emozioni, ma alla fine emozionarsi, in un contesto protetto e
non giudicante, risulta la cosa più naturale e vicina alla vita reale che
esista.
Spesso le persone mi dicono che sono
preoccupate di danzare perché non si sentono portate o è molto tempo che non lo
fanno. E’ una “comprensibile stupidaggine” parente del non sentirsi adatti allo
yoga perché il corpo è rigido. Non esiste una misura esterna, non esiste un
voto, esiste solo l’apprendimento in una relazione sempre più creativa con noi
stessi.
Alla fine, tutti i timori che noi
possiamo avere nei confronti della danza come strumento di crescita della
coscienza non fanno altro che rivelare a noi stessi le gabbie di pensiero entro
le quali conduciamo la nostra esistenza. Normalmente non le vediamo, è un po’ come
fare finta che non esistano. Poi però se la vita non gira come vorremmo ci
lamentiamo. E’ meglio quindi approfittare di ogni strumento che ci aiuta ad
accedere ad un più alto livello di libertà interiore.