mercoledì 19 ottobre 2022

Felicità e missione spirituale

 


Possiamo avere molte idee su ciò che per noi significa essere felici e, ciò nonostante, alla domanda diretta “cos’è per te la felicità”, ci troviamo spesso impreparati. Ho verificato questo fenomeno in prima persona durante i miei workshop e conferenze. Se faccio una domanda del genere le persone hanno una sorta di sobbalzo. E’ come se fossero sedute su un’auto costretta a frenare di colpo. E, in fondo, la dinamica è proprio quella. Viaggiamo di corsa senza riflettere o, meglio, senza investire tempo ed energia su ciò che veramente ci renderebbe felici. Ogni tanto la vita ci fa frenare di colpo per riorganizzare le nostre priorità.

 

Perché la felicità non è il tema dominante tra quelli che abbiamo a cuore. Sono piuttosto sicuro che abbiamo chiarezza sui vari problemi di carattere materiale, affettivo, psicologico che ci affliggono. Ma questo significa che abbiamo una vita centrata sul problema e non sulla felicità.

Lo so! Come si fa a pensare alla felicità quando ci sono i problemi da risolvere? Io però avanzo una tesi alternativa: i problemi sono un fenomeno dominante perché non c’è chiarezza su ciò che ci rende felice. Non sempre, ma in molti casi è proprio così.

L’esistenza è piuttosto generosa di problemi, non ci sono dubbi. Se però so dove sto andando anche se, di tanto in tanto, inciampo in una buca, sono in grado di rialzarmi e riprendere il percorso. In caso contrario, che inciampi o meno, sto girando a vuoto.

Quindi, cos’è la felicità?

Chiunque può avere momenti in cui si sente in pace ed apprezza le piccole gioie della vita. Ma se questo fosse il massimo che possiamo ottenere perché mai l’umanità avrebbe prodotto, nei millenni, così tante vie di realizzazione spirituale?

Se io guardo un tramonto sul mare sono rapito in una sorta di estasi e sono felice. Ma questa esperienza è capace di rimuovere le mie paure? E’ in grado di liberarmi dalle gabbie che limitano la mia libertà? Può rendere la mia esistenza un perenne atto creativo di me stesso? Vivo la vita che mi compete? Realizzo pienamente il mio potenziale? No!

Perché mai milioni di persone praticano meditazione se bastasse guardare un tramonto per avere una vita felice? E’ ovvio che la faccenda è più complessa, ma, fortunatamente, anche dannatamente più affascinante.

La felicità non è uno stato fugace rubato qua e là, ci meritiamo di più. Felicità, libertà interiore, connessione, auto realizzazione sono espressioni diverse attribuite allo stesso soggetto. Felicità, libertà interiore, connessione, auto realizzazione sono qualità che gradualmente emergono e si stabilizzano in me quanto più allineo la vita con la mia missione spirituale.

E’ ciò che realizzo di me che mi apre alla felicità.

Come trovo quindi la mia missione spirituale? Intanto, accettando l’ipotesi di averne una. Si tratta di un’ipotesi di lavoro, puramente funzionale ad attivare una ricerca. E’ un passaggio chiave e niente affatto banale. Nell’equazione della propria vita va quindi introdotta questa ipotesi di lavoro: io sono qui per una missione spirituale.

E poi, naturalmente, serve un metodo.

Quando pensiamo ad un percorso di crescita interiore è facile che ce lo immaginiamo pesante, faticoso, forse anche minaccioso. In realtà stiamo semplicemente proiettando su di esso la nostra visione della vita. Anche qui c’è un cambio di prospettiva da fare. Se infatti la meta è autorealizzazione, libertà e felicità anche il viaggio è fatto della stessa pasta. Of course!


venerdì 9 settembre 2022

Vincere la pigrizia con lo Yoga

 


Se problematiche come “scarsa volontà”, “procrastinare”, “incapacità a realizzare i propri sogni” ti appartengono questo articolo fa per te. Ahimè, ti serve però un minimo di volontà per leggerlo fino in fondo. 😊

In vita mia ho incontrato veramente pochissimi individui con quella chiarezza interiore ed energia necessaria per realizzare i propri sogni. Al contrario ho conosciuto molte persone con una volontà di ferro ed estrema determinazione nel raggiungere i propri obiettivi. Peccato che spesso abbiano tradito loro stesse inseguendo falsi miti e vivendo sogni di altri. Si riconoscono, perché indipendentemente dal successo sociale ed economico, non sono felici. Che differenza passa quindi fra loro e la grande folla di chi semplicemente si perde?

Lo yoga è una super tecnologia per generare benessere e chiarezza interiore, evitando così di prendere cantonate.

La nostra vita è per il 95% determinata da ciò che è sepolto nell’inconscio e che agisce come forza invisibile. E’ così che vince facilmente sul restante 5% dove stanno anche i nostri buoni propositi.

Decidi ad esempio di rimetterti in forma, ci riesci per un po’, esattamente fino a quando le tue care abitudini non ti riaccompagnano amorevolmente sul divano di casa che tuttora custodisce la tua impronta. Poi ci sono le persone con una volontà di ferro che al contrario rischiano di ignorare i segnali del corpo, logorandolo nel perenne inseguimento di quel modello collettivo di bellezza e salute da cui sono sedotti. E’ ormai risaputo dalla scienza medica che molti atleti hanno un’età biologica di persone anziane. Il corpo non è una macchina, è intelligenza sofisticatissima ed inconscia. Solo imparando a comunicare con essa possiamo realizzare ciò che potremmo essere.

Sono grato alla mia formazione di insegnante yoga per avere appreso l’importanza della disciplina, parola da rivalutare depurandola da ogni eco militarista, scolastico e di una certa cultura repressiva.

La parola disciplina proviene dal latino “discipŭlus”, allievo, e quindi include due cose:

1.       un processo di apprendimento,

2.       un Maestro di cui, per l’appunto, si diventa allievi.

Qui racconto sempre la stessa storia. Molti anni fa andai ad un concerto di Pat Metheny, uno dei più grandi chitarristi jazz dei nostri tempi. Ciò che mi sorprese di lui fu la totale naturalezza con cui stava suonando. La chitarra era parte del suo corpo in un fraseggio musicale estremamente fluido. Dietro quell’evidente naturalezza si nascondeva però una tecnica chitarristica mostruosa appresa in molti anni di addestramento, dedizione e costanza, in altre parole disciplina. Generalmente si usa aggiungere anche l’espressione “anni di duro lavoro”, ma in un’intervista, che vidi anni dopo, Pat Metheny, nel raccontare la sua storia, non fece mai accenno al “duro lavoro”. Se fai ciò che ti rende felice tutto diventa soffice.

Dal mio punto di vista la disciplina è la via maestra verso la libertà che visualizzo come l’espressione fluida e senza ostacoli di chi sei. E’ un perenne atto creativo ed artistico di messa in essere della vera natura individuale. Qualunque grande artista non sarebbe tale senza una tecnica alle spalle, senza preparazione, senza volontà, senza fervore, senza esercizio. Ma non ci sarebbe comunque arte senza ascolto, connessione e dialogo con propria anima. Lei è il vero Maestro di cui dobbiamo diventare discepoli. Ma per vincere la pigrizia e la tendenza a procrastinare, per imparare a distinguere la voce dell’anima da quella dell’ego serve un insegnante esterno, una sorta di vicario provvisorio del Maestro interiore. E’ solo per un tempo limitato. Appena nelle nostre cellule si radica una vera disciplina è quel 95% di prima che adesso ci dice, più chiaramente, cosa è giusto fare.

Questo è lo yoga.

Sono consapevole che le tematiche di cui parlo non sono per tutti, ma se hai letto fino a qui vuol dire che in te risuonano. Segui quindi il link per sapere come funziona la scuola di yoga.

mercoledì 7 settembre 2022

Come ti vedi fra 5 o 10 anni?

 

come ti vedi fra 5 o 10 anni?

E’ una domanda che viene rivolta ai dipendenti delle aziende ad alta tecnologia per sapere quali sono i loro desideri a livello professionale. In questo modo l’azienda, sapendo di avere a che fare con risorse preziose, cerca il più possibile di favorire un percorso lavorativo e di carriera che si allinei con le loro aspirazioni. Quando gli interessi individuali e quelli collettivi convergono è sempre la situazione migliore.

Probabilmente alcuni di voi, nel leggere questa introduzione su un certo mondo del lavoro, penseranno si tratti di fantascienza tanto la loro realtà è distante da quella descritta. Ma ovviamente io non sono qui per parlare di aziende virtuose e di dipendenti più o meno felici. La domanda però è più che mai valida e non è limitata alla professione bensì estesa alla vita intera: come ti vedi tra 5 o 10 anni?

E poi: la visione di te nel futuro come si allinea con il grande progetto di cui tutti facciamo parte e che normalmente chiamiamo Vita, Universo, Dio? Sì, perché il contratto con questa “super-azienda” (Vita/Universo/Dio) è per tutti noi a tempo indeterminato.

Per il proprio benessere è importante maturare e coltivare una vera visione della persona che vorremmo diventare. E perché questa immagine si disveli è necessario investire energia in tale direzione, con coerenza e costanza. Senza una visione di noi, di ciò che vorremmo essere, ci muoviamo alla cieca, reagiamo alle situazioni invece che agire con consapevolezza e, soprattutto, la “super-azienda” non ci può aiutare. Se infatti non sappiamo cosa fa per noi, se non abbiamo chiarezza interiore sulla felicità a cui aspiriamo, cosa mai possiamo chiedere?

Bisogna infatti capire questo: possiamo avere molti desideri, aspettative, richieste che rivolgiamo al destino ma se non ci appartengono nel profondo resteranno per lo più disattese. La visione fa parte di un desiderio così profondo, autentico e spirituale che possiamo paragonarla ad una sorta di potente vibrazione interiore capace di mettere in risonanza, e quindi di attrarre, tutto ciò che intorno a noi è sulla stessa lunghezza d’onda.

Ci sono due aspetti chiave che distinguono un desiderio qualunque da una visione:

1.       La visione, a differenza dei desideri superficiali, è relativa alla persona che vogliamo diventare. Non è una forma di aspettativa verso la materializzazione di certe situazioni intorno a noi. Siamo noi, che nel perseguire questa visione di noi stessi, creiamo un effetto magnetico sugli eventi della vita. Siamo noi che andiamo incontro agli eventi avendo chiarezza di ciò che cerchiamo.

2.       La visione, a differenza dei desideri superficiali, non è mai egoistica ed esclusiva ma è sempre al servizio di noi, certo, e degli altri in un’ottica inclusiva. Nuovamente il benessere individuale e collettivo convergono.

Vorrei infine aggiungere che questa visione, essendo in un certo senso già presente inconsciamente in noi, va lasciata emergere. Non si tratta di costruire, ma di ascoltare e riconoscere. Ed il fenomeno del riconoscere non è di tipo intellettuale ma uno stato partecipativo di tutto noi stessi. Solo successivamente interviene la mente.

Se quello che sto dicendo fa presa su di te, anche se forse con comprendi esattamente tutto, è il caso di seguire questo link https://www.aquarianwaves.org/la-scuola-insegnanti

Qui trovi una pagina web orientata a chi volesse diventare insegnante di Aquarian Waves, una metodologia da me concepita per comprendere e realizzare la propria visione. Ma anche se non vuoi diventare un’insegnante può essere comunque utile partecipare ai prossimi eventi e quindi avere maggiori informazioni.

Ti aspetto,

Andrea


venerdì 2 settembre 2022

Adesso lo yoga: I WANT YOU!

 


Adesso lo yoga: I WANT YOU !

Non sarei così grato allo yoga se non mi avesse aiutato a superare nel tempo molte delle paure che mi tormentavano e gli stati d’ansia ad esse collegati.

Se potessimo avere uno strumento in grado di visualizzare lo scambio in atto fra noi e l’ambiente esterno in termini di sostanze (cibo ed aria), energia, emozioni, sentimenti, pensieri vedremmo un intenso traffico in entrata ed uscita. Avremmo evidenza di quanto la nostra idea di individualità sia illusoria.

Ognuno di noi è “relazione” all’interno di una fitta rete di relazioni molte delle quali viaggiano sotto la nostra soglia di attenzione. In altre parole il nostro inconscio assorbe tutto questo come una spugna.

E l’ambiente in cui siamo è decisamente tossico, dominato dalla paura, dalle preoccupazioni, da un senso collettivo di precarietà. Aggiungi a ciò una testa che non è in grado di ascoltare il cuore, una testa separata dal corpo ed il quadro del problema è chiaro.

Ti sorprendi quindi se soffri di stati depressivi, sensi di colpa, attacchi d’ansia e sei pieno di fobie? Sei in grado di sapere cosa veramente ti rende felice o passi il tuo tempo cercando di sopravvivere?

Lo sballo non è una figata ma un rudimentale meccanismo di sopravvivenza. L’alcool e le droghe hanno presa per questa ragione. Poi ci sono anche i farmaci. Ma è così che vuoi vivere? E’ a questo che vuoi dedicare la tua vita?

Dai un’occhiata ai notiziari, ai talk show e guarda chi fra intellettuali, politici, giornalisti, insomma fra tutti coloro che contribuiscono a creare il pensiero collettivo, guarda chi fra di loro trasmette felicità. Puoi condividere o meno il loro pensiero, puoi anche rimanere sedotto dalla loro abilità comunicativa ma costituiscono per te un modello di ispirazione profondo?

Ora dimmi, quante persone illuminate conosci nella tua vita? Quante persone consapevoli, con un sano livello di integrazione corpo-emozioni-pensiero? Quante persone capaci di farti star bene semplicemente con la loro presenza?

C’è un gran bisogno di gente “illuminata”, ma non possiamo aspettare che si manifesti dal nulla. Dobbiamo noi diventare quel tipo di persona lì. E’ nel potenziale di ciascuno noi. E’ nella nostra missione spirituale individuale e collettiva.

Può sembrati strano perché magari stai lottando con un problema, sei sovraccarico di preoccupazioni e l’unica cosa che vorresti è avere una vita tranquilla senza niente di tutto ciò. Ma è proprio così che funziona: il problema è la via di accesso verso il nuovo te.

Gli Yoga Sutra di Patanjali (il testo classico dello yoga) iniziano con questa frase: “ATHA YOGA-ANUSHASANAM” che significa “adesso la disciplina dello yoga”.

Io la leggo così: “qualunque sia la condizione del momento è esattamente ADESSO che puoi cambiare la tua vita”.

Le aspettative, le preoccupazioni, i sensi di colpa, il rammarico, in altre parole tutto ciò di cui si nutre il pensiero collettivo è nel passato o nel futuro perché è così che funziona una mente contaminata. La libertà ed il senso profondo delle cose vivono in questo stesso istante, nel qui ed ora.

Lo yoga parte dal corpo ma non si limita al corpo, riguarda tutti gli aspetti della mente ma non è accumulo di nozioni intellettuali.

Ho deciso di fondare questa scuola di yoga integrale per offrire un percorso trasformativo verso il benessere, la libertà interiore ed il servizio alla vita.

Se vuoi fare la differenza questa scuola fa al caso tuo.

Segui il link: https://www.laviadelloyogaintegrale.com/percorsoinsegnanti


martedì 30 agosto 2022

Usare l'ansia per investire su se stessi

 

USARE L’ANSIA PER INVESTIRE SU SE STESSI

Molte persone soffrono di attacchi d’ansia ma uno stato ansiogeno è comunque ormai diffuso in tutta la società.

La fine delle vacanze estive e l’arrivo di settembre sono un po’ come l’inizio dell’anno che però, ultimamente, è sempre stato caratterizzato anche dal ritorno dell’onda della pandemia da Covid 19. Quest’anno, forse, possiamo sperare che il problema da pandemico si trasformi in endemico cioè che, pur non scomparendo, ci consenta una certa normalità. In questo modo abbiamo spazio per accogliere le nuove preoccupazioni legate alla siccità, al razionamento del gas, al caro bollette.

Insomma, gli anni ’20 di questo secolo non verranno ricordati come un momento facile per l’umanità, anche per quella parte di mondo che in genere se la cava meglio. Per inciso, non è che gli anni ‘20’ del secolo scorso, con la nascita del fascismo e poi del nazismo, abbiamo brillato per spensieratezza. Ma torniamo al presente.

Gli stati d’ansia individuali si nutrono anche di questo senso, largamente diffuso, di limitazione, incertezza e precarietà. L’eco più o meno esplicito che risuona dal mondo esterno è “fai bene a preoccuparti”. Se quindi hai già una certa tendenza a soffrire di attacchi d’ansia il clima collettivo non aiuta.

Che fare quindi? Inseriamo la modalità “sopravvivenza” e vediamo di scavalcare questa pozzanghera di problemi mondiali?

Ma c’è mai stato un momento in cui tutto il mondo stava inneggiando “adesso va tutto bene”?

Allora prendiamo atto del fatto che l’ambiente intorno a noi difficilmente avrà toni rassicuranti. Inoltre, nei momenti di crisi, le regole del mercato suggeriscono di tornare ai beni di rifugio. Anch’io la penso in questo modo, solo che per beni di rifugio io non intendo l’oro, il platino o i diamanti, bensì noi stessi.

 Qualunque sia la situazione intorno a noi, qualunque siano le problematiche che stiamo vivendo è fondamentale investire su noi stessi, sul proprio livello di benessere e consapevolezza.

 Quando si soffre d’ansia lo spazio vitale si riduce ed il nostro malessere si ripercuote anche nelle persone intorno a noi. Abbiamo bisogno di aiuto ma al tempo stesso temiamo di essere di peso per gli altri.

Ma se proprio quest’ansia si trasformasse nel combustibile per fare un salto di qualità?

E se fosse essa stessa la molla che ci toglie dal torpore e da una visione superficiale della vita?

E come sarebbe la nostra esistenza se invece che persone problematiche diventassimo individui realizzati, felici e sorgente di ispirazione per gli altri?

 Comprendere la nostra natura profonda, la missione spirituale individuale ed allinearci con essa significa semplificare la nostra vita, ridurre l’attrito esistenziale e lasciare che l’universo faccia la sua parte. Una vela triangolare consente di usare il vento in forma molto più libera, si può quasi andare contro vento in una navigazione di bolina molto stretta.

 Comprendere la propria natura è come assumere la forma di una vela triangolare ed usare i venti cosmici per veleggiare ovunque.

 Aquarian Waves è una metodologia che integra le tradizioni meditative, lo studio dei meccanismi della mente, l’astrologia evolutiva e la danza consapevole. Lo scopo è comprendere i propri potenziali interiori ed allineare la vita con la missione spirituale individuale.

Contrariamente al senso comune costantemente carico di preoccupazioni l’invito è investire coraggiosamente in noi stessi.

Segui questo link e scopri di più 

venerdì 26 agosto 2022

Lo yoga fra tradizione e modernità

 

La pratica dello yoga dona salute e ci guida nel viaggio di presa di consapevolezza di chi siamo, ma per ricevere il massimo dei benefici è importante coniugare tradizione e modernità. Occorre infatti mantenere intatto il cuore di questa disciplina lasciando che la forma esterna si adatti all’esigenze della nostra vita quotidiana. E qui bisogna avere le idee molto chiare.

La tradizione yoga è spesso intrisa del variegato universo religioso dell’induismo ma confondere i due mondi ci porta fuori strada soprattutto quando di quest’ultimo prendiamo gli aspetti più folkloristici. Per intenderci, è un po’ come se volessimo esportare il messaggio cristiano e nel fare questo veicolassimo anche il panettone a Natale e l’uovo di cioccolata a Pasqua.

C’è un nucleo fondante di ogni via spirituale che deve essere chiaro e non alterato o confuso. Ci sono poi aspetti culturali, sociali, popolari che ad esso si sono appiccicati nel corso dei secoli. Appartengono ad una certa area geografica dove magari quella via spirituale si è sviluppata ma non bisogna confondere le due cose. Poi, intendiamoci, sappiamo bene che per molte persone il Natale coincide con il panettone, l’albero addobbato, i regali e non vanno oltre.

Ricapitolando lo yoga è una “tecnologia” per il benessere e l’evoluzione spirituale ed ha valore universale. Proviene dall’India ma è importante sfrondarlo da tutta una serie di elementi esotici di quel paese perché potrebbero confonderci.

Non dobbiamo però cadere nell’errore opposto di modificare geneticamente l’essenza di questa disciplina per adattarla al materialismo occidentale. Lo yoga non è una forma raffinata di fitness a cui aggiungere un mantram o qualche minuto di meditazione per mantenere un certo alone spirituale. Il lavoro sul corpo fatto con le asanas (le posizioni del corpo) è chiave per generare l’energia vitale atta alla propria evoluzione. Va fatto bene in accordo con i principi fisiologici, va saputo adattare alle differenti esigenze individuali che cambiano nel tempo. Non avere abbastanza conoscenza di questi meccanismi può rendere inefficacie tutto il lavoro dello yoga. Al tempo stesso il fine dello yoga non è perfezionare all’infinito la precisione delle posizioni perdendo di vista la vera direzione.

Ciò che deve realizzarsi nella pratica dello yoga è un crescente senso di benessere e chiarezza interiore che ci liberi dalle paure dell’io per far sì che la nostra vera natura interiore si manifesti rendendo la nostra vita un costante atto creativo.

Usando le parole di un Maestro a me molto caro: “possa la tua natura interiore fiorire per portare bellezza e fragranza nel mondo”

Per maggiori informazioni sulla Scuola per Insegnanti di Yoga, secondo la "Via dello Yoga Integrale" segui questo link


martedì 23 agosto 2022

La magia del quotidiano

 


La magia del quotidiano.

Ho partecipato recentemente al “Mid Summer Festival”, un festival di conscious dance che si tiene ormai da alcuni anni nel periodo di agosto. Le ultime edizioni hanno avuto sede nella bella Tenuta di Fassia, poco distante da Gubbio.

Per “Conscious Dance” si intende un insieme di pratiche legate alla danza libera, al movimento ed alla musica con lo scopo di cambiare lo stato di coscienza verso una maggiore connessione con il qui ed ora. Potremmo definirle forme di meditazione in movimento. Da alcuni anni partecipo a questo evento in qualità di insegnante di Soul Motion, una particolare forma di conscious dance che è parte integrante del progetto Aquarian Waves.

E’ un’occasione per incontrare nuovi e vecchi amici, per rigenerarsi ed anche per osservare ed apprendere. Sì, osservare ed apprendere come funzionano gli esseri umani, le molteplici ragioni che sono alla base della loro sofferenza, ma anche la straordinaria capacità trasformativa e terapeutica di certe pratiche. E’ un po’ come per le classiche foto che mostrano il prima ed il dopo la “cura”.

Immancabilmente, ogni volta, mi ripeto la stessa domanda: Come è possibile che pochi giorni di danza, meditazione e yoga trasformino una condizione di sofferenza, stress, ansia, tristezza in un palese stato di benessere, gioia e rilassamento profondo?

Questa domanda si porta dietro la risposta che è ormai diventata per me una sorta di evidenza scientifica: le risorse interiori degli esseri umani vanno molto al di là di quello che ci immaginiamo. Servono solo le giuste condizioni al contorno.

E’ vero però che non appena si ritorna nella vita di tutti i giorni quel benessere e quella chiarezza interiore acquisiti magicamente sembrano destinati a dissolversi nel giro di poco tempo. E’ così per molti, era così anche per me in passato. Un po’ come quando si va in vacanza, dove “stacchiamo la famosa spina” sapendo però che la dura realtà ti aspetta al ritorno.

Generalizzando questo tema verrebbe da pensare che la vita quotidiana sia un luogo pieno di routine e problemi da cui, ogni tanto, prendersi una vacanza per ricaricare le batterie.

E se invece non fosse così? E se invece la chiave di tutto stesse proprio nella vita quotidiana?

Io la vedo così:

1.       La felicità non è un’utopia ma uno stato di coscienza che si può raggiungere adottando un certo stile di vita proprio nel quotidiano.

2.       I problemi ci sono ed assumono le forme più impensabili, ma devono trovarci in una condizione base di benessere ed integrazione. E’ da lì che si affrontano ed è lì dove si ritorna.

3.       La famosa spina che tanto vogliamo staccare in vacanza va invece sempre tenuta attaccata ma alla presa giusta, quella dell’Essere. L’infelicità e la sofferenza derivano da una condizione interiore sconnessa dalla sorgente.

4.       Abbiamo bisogno di un metodo trasformativo integrale, una sorta di “tecnologia spirituale” da esercitare ogni giorno. E su questo punto dobbiamo essere chiari. Il benessere non va delegato a persone o situazioni esterne a noi. Certo ci può essere la classe settimanale, il workshop, la vacanza ma sono solo occasioni in cui fare il punto e prendere nuova ispirazione per migliorare la propria pratica quotidiana. Non vanno intese come “parentesi” dalla vita reale. Il punto chiave è proprio questo: è nella vita quotidiana dove acquisiamo il potere su noi stessi!

Ti serve solo la giusta tecnologia spirituale. Prova questo: Aquarian Waves

sabato 13 agosto 2022

Yoga e libertà

 


Chi inizia a fare yoga è sicuramente intenzionato a stare meglio, sia nel corpo che nella mente. La ricerca del benessere è pertanto la motivazione base per praticare questa disciplina. Cos’è però il benessere? Non avere acciacchi? Essere in buona salute? Non essere stressati? Certo, tutto questo è benessere. Non avere problemi? Beh, forse questo è chiedere un po’ troppo all’universo. Parte dei problemi dipendono dal nostro stile di vita e possono essere evitati, altri dipendono dal fatto stesso di vivere e nessun metodo può rendercene immuni.

Lo yoga però non parla di benessere. Genera benessere ma non è finalizzato al benessere per come lo intendiamo noi. Il fine dello yoga è “MOKSHA” termina sanscrito che significa LIBERTA’. In primo luogo è la libertà dalle paure che pervadono il nostro io e che ci legano ad una vita che non è nostra. Quando cerchiamo il nostro spazio sicuro ci vincoliamo a qualcosa di esterno a noi che crea dei lacci.

Ora, superare le paure dell’io non è solo un cambio di prospettiva mentale. Richiede che la nostra energia sia di elevato livello, che dentro di noi si manifesti una chimica del cambiamento. Per questo lo yoga è una pratica integrale che riguarda il corpo, le emozioni e la mente. Il benessere è quindi implicito nel processo di diventare liberi. Ed un primo passo verso la libertà è la capacità di stare ed osservare le nostre stesse paure.

E’ giusto praticare yoga per stare meglio ma è decisamente sbagliato limitare lo yoga alla sola ricerca del benessere. Se rimuoviamo MOSHA dallo yoga rimuoviamo da noi stessi la possibilità di diventare ciò che potremmo essere.

Scuole di yoga blasonate e famose a livello internazionale hanno perso questa spinta alla libertà perché sono diventate strutture complesse e come ogni struttura ha un istinto di sopravvivenza e persegue la propria sicurezza. La struttura è necessaria per trasmettere ad esempio gli insegnamenti di un maestro e renderli disponibili anche a chi non ha un contatto diretto con esso. Ma è anche funzionale a tenere in piedi certi privilegi e certe gerarchie. Quando un sistema diventa un insieme di regole che vogliono spingerti ad essere un clone (imperfetto) del Maestro, quando vogliono che tu sia confinato dentro una scatola senza diventare quello potresti essere …bene quando questo succede si dimentica cos’è lo yoga. Quando un sistema cerca di fare leva sulla paura di ciò che può succedere se non ne fai più parte vuol dire che la paura è ciò che tiene insieme il sistema stesso.

Nel fondare la scuola per insegnanti di yoga ho dovuto scegliere fra perseguire questo progetto o rimanere nel sistema di cui ho fatto parte per molti anni. Onestamente, non è stata una scelta difficile. Niente mi può tenere lontano dalla mia visione. Ogni ostacolo è come se automaticamente si trasformasse in un “reminder” verso la libertà.

Ad ottobre parte quindi la scuola per insegnanti di yoga secondo il metodo de “La via dello yoga integrale”. E’ anche un’occasione per approfondire la conoscenza e la pratica dello yoga, senza necessariamente diventare insegnanti. E’ un percorso orientato al benessere integrale ma soprattutto è fondato sul principio che ognuno sia libero di realizzare il proprio potenziale interiore.

Ecco il link per avere informazioni sulla scuola di yoga: https://www.laviadelloyogaintegrale.com/percorsoinsegnanti


martedì 9 agosto 2022

Dal problema al benessere, all'autorealizzazione

 


Un bel po’ di anni fa un Maestro mi disse: “i problemi e le avversità fanno parte del metodo didattico di questo universo per promuovere l’evoluzione”. Ed io pensai: “oddio, mi sembra una didattica piuttosto ricca in certi momenti”. In effetti i problemi non vengono mai da soli e quando ci siamo dentro fino al collo è difficile pensare che ci sia dietro una qualche utilità. Ciò nonostante, la vita, la mia e quella di molti altri, confermano le parole di quel Maestro. Ogni problema nasconde un’opportunità.


E’ difficile per me fare una stima anche approssimativa di quante persone sono state mie allieve di yoga, meditazione, Soul Motion, di quante hanno frequentato i miei workshop, seminari, conferenze, di quanti hanno seguito con me un percorso di counselling astrologico. Sicuramente molte centinaia, probabilmente anche un migliaio, di certo un numero sufficiente per ricavare alcune informazioni statistiche.

La percentuale di coloro che sono arrivati a me per semplice curiosità o per il puro gusto di provare una disciplina un po’ esotica direi che è veramente irrilevante. Poi ci sono coloro che conoscono esattamente le ragioni karmiche del perché sta capitando loro una certa cosa, sanno quali chakra sono bloccati ed hanno chiaro cosa serve alla propria evoluzione. Fortunatamente anche qui la percentuale è molto bassa, molto al di sotto dello sbarramento del 3% perché in questi casi una certa forma sbarramento va invocata.

Insomma, la stragrande maggioranza di chi si avvicina a certe tematiche e pratiche è fatta di persone con problemi, di vario tipo (fisico, emozionale, esistenziale, di salute ecc..), con il desiderio e l’intenzione di risolvere il problema, senza la più pallida idea di cosa voglia dire evoluzione interiore, chiamata dell’anima, crescita spirituale. Questa è stata anche la mia storia

Quindi, ecco una sequenza plausibile:
1. Hai un problema, piccolo o grande che sia: mal di schiena, stress, attacchi di panico, separazione e chi più ne ha più ne metta.
2. Vuoi uscire dal problema (non è scontato, perché c’è anche ci vuole rimanere nel problema) ma soprattutto vuoi anche riprendere in mano la tua vita. Ad esempio, non accetti di essere un paziente per il resto dei tuoi giorni. Giusto per capire meglio cosa voglio dire vi racconto questa. Una persona di mia conoscenza mi ha detto di soffrire di pressione alta e che la soluzione proposta dal suo medico è stata inequivocabile: “prendi queste pillole”. Ovviamente questa persona si è domandata. “ma non è che, per caso, posso anche fare qualcosa cambiando il mio stile di vita?” Forse non basterà, forse sì, ma mi sembra comunque un approccio sano e maturo. Più in generale il modello collettivo di affrontare i problemi sembra propendere verso l’idea che tu non sia in grado di cambiare la tua vita. Ecco, al punto 2 di questa lista ci deve essere la volontà di risolvere il problema con la consapevolezza che la tua vita ti appartiene
3. Non devi sapere niente di crescita spirituale, non devi essere elastico e vitale, colto od esoterico. Cominci a provare certe metodologie come lo yoga, la meditazione, la Soul Motion e più che essere di testa cominci ad ascoltarti. E se sei nell’ascolto, anche se parti con un po’ di pregiudizi, alla fine la verità emerge, la tua verità.

Ho visto moltissimi casi di persone che sono uscite dal problema e che contemporaneamente si sono ritrovate in un’altra percezione di loro stesse, una percezione più ricca, più consapevole, più felice.

E’ stato un percorso sofferto, lungo e duro? Anche no! Quasi sicuramente la situazione di partenza era carica di sofferenza ma il processo trasformativo non ne aggiunge altra. Al contrario si basa sul benessere, sulla vitalità, sull’accesso alle risorse interiori.

Siamo stati educati all’idea che se vuoi un risultato devi prima lavorare sodo e fare dei sacrifici. Può valere forse in certi ambiti ma di certo non vale per la tua vita. Non esiste che prima soffri, soffri, soffri e poi ti ritrovi felice. Al più impari l’arte della sopportazione.

Se è la felicità che cerchi l’approccio, il metodo, la via deve essere già intrisa di felicità, creatività e benessere.
Dai, segui questo link…. verso la felicità. Ovvio!

giovedì 4 agosto 2022

Perchè iscriversi alla scuola di formazione yoga? Per accedere al maestro interiore

 

I MOTIVI PER INTRAPRENDERE LA SCUOLA DI FORMAZIONE INSEGNANTI DI YOGA: L’INCONTRO CON IL MAESTRO INTERIORE

Perché intraprendere questo percorso sullo yoga? Perché attraverso lo yoga l’energia vitale è portata ad un livello di vibrazione tale che il corpo, la mente e le emozioni funzionano ai massimi livelli.

Ecco il link per avere informazioni dettagliate sulla scuola de “La Via Dello Yoga Integrale” .

 Sono molte le persone che vorrebbero partecipare alla scuola di formazione per insegnanti di yoga senza però dedicarsi all’insegnamento. Mi chiedono quindi se possono iscriversi comunque.

La risposta è ovviamente affermativa, anzi il primo obiettivo di una scuola è creare una trasformazione individuale. L’insegnamento è qualcosa che può solo basarsi su ciò che abbiamo maturato individualmente e può avvenire in un secondo tempo se e solo se lo sentiamo come propria missione. Per me, ad esempio, fu chiarissimo. Quando cominciai a sperimentare i benefici dello yoga fu molto forte il senso di riconoscenza verso questa disciplina e condividere tale dono con altre persone attraverso l’insegnamento divenne inevitabile. Ma non necessariamente deve essere così per tutti. Una scuola di formazione insegnati è comunque e sempre l’occasione perfetta per approfondire la conoscenza ed esperienza personale dello yoga

Quando iniziamo a praticare yoga andando a lezione una volta a settimana cominciamo a sentire nel corpo i primi benefici. Se incrementiamo il ritmo ed andiamo due volte a settimana si manifesta un benessere profondo sperimentabile già in poche settimane.

Ma tutto questo è ancora ben poca cosa rispetto all’apprendere l’arte dello yoga e per questo è necessaria una scuola di formazione.

Con questo articolo voglio iniziare a raccontare i vantaggi che derivano dal seguire un percorso formativo nello yoga.

Il primo grande vantaggio è accedere al Maestro Interiore.

Dentro di noi ci sono molte potenzialità inespresse perché non coltivate. Ad esempio c’è un nucleo di saggezza con verità profonde che è quella parte di noi che ogni tanto si manifesta nel dirci chiaramente quale decisione prendere. Attraverso lo yoga possiamo creare un canale di comunicazione stabile con questo Maestro Interiore.

Quando siamo allievi in una classe di yoga la funzione del Maestro Interiore è assunta quasi totalmente dall’insegnante che guida la classe stessa. Come allievi tendiamo a delegare all’insegnante la responsabilità di scegliere cosa fare, di determinare il ritmo della pratica, di supervisionare il tutto ecc… E’ un’ottima occasione per apprendere ma la vera esperienza dello yoga si realizza nella propria pratica personale e quotidiana. La scuola di formazione di yoga ha quindi come primo compito quello di attivare in ciascuno di noi questo canale di comunicazione con il proprio Maestro Interiore, con questo nucleo di saggezza interiore che è alimentato dall’arte dello yoga. E’ il primo passo di integrazione del nostro essere in cui il corpo, la mente e le emozioni funzionano ai massimi livelli.

Scuola di formazione insegnantidi yoga, richiedi informazioni   


lunedì 1 agosto 2022

Il problema dell'ansia: comprenderne la causa profonda

 


C’è un malessere esistenziale profondo che serpeggia in seno alla società e che potrei definire “la separazione dalla nostra vera natura”. E’ un malessere che prende molte forme fra cui quello dell’ansia. Di fatto è come una super aspettativa verso noi stessi di fronte a compiti, eventi, relazioni e quant’altro che ci rende incapaci di agire, che ci blocca completamente.

Al solito bisogna distinguere tra fenomeni sporadici e “giustificabili dalla situazione”, come ad esempio parlare per la prima volta di fronte a centinaia di persone, da situazioni croniche che di fatto hanno un impatto negativo sulla qualità della vita.

Ripeto e ripeterò all’infinito la seguente premessa: se stai facendo una qualunque forma di terapia continua a farla. Quello che scrivo è solo per offrire ANCHE un’altra visione del problema.

Tutto ruota intorno al quesito esistenziale “chi sono io?” Apparentemente sembra una domanda che non ci facciamo, per lo meno non così spesso. In realtà è la domanda che ci accompagna costantemente ed alla quale diamo sempre la stessa risposta: sono questa persona, con queste caratteristiche, con questa storia alle spalle.

In altre parole il tema dell’identità, la percezione di ciò che siamo è ciò che determina la qualità della vita. Se ad esempio il nostro senso di identità non è adeguato rispetto a ciò che abbiamo di fronte (piccolo o grande che sia) ecco che scatta l’ansia da prestazione.

Il rimedio proposto nei percorsi psicologici o di coaching è lavorare sull’autostima, in altre parole renderti più forte e determinato. In altri approcci è capire le cause che nella tua infanzia hanno generato questa insicurezza e provare a mettere delle toppe.

C’è poi il punto di vista delle tradizioni spirituali e meditative: la causa di tutto è che ti sei confuso, quella non è la tua vera identità. Quell’idea di te che si basa sulla tua storia è come un vestito che stai indossando.

Riassumendo hai due possibilità:

1.       Cerchi di aggiustare costantemente il vestito perché pensi di essere il vestito stesso (insomma sei uno di quelli per cui l’abito fa il monaco)

2.       Realizzi che è solo un vestito che stai indossando e tu sei altro.

Nel primo caso di servono psicologici e coach, nel secondo caso ti serve un percorso di trasformazione integrale con una chiara visione spirituale dell’essere umano.

L’ansia e gli attacchi di panico sono solo forme in cui il vero problema dell’identità si manifesta.

C’è un punto chiave sul quale soffermarci: nella visione spirituale (non religiosa) l’essere umano è destinato alla gioia ed alla piena realizzazione. Il problema è solo il punto di partenza, è il modo in cui l’anima ci sta dicendo di cambiare rotta.  

Per saperne di più segui questo link 


venerdì 29 luglio 2022

Attacchi di panico e yoga

 

Gli attacchi di panico sono un problema serio per molte persone, un problema che pesa sulla qualità della vita. Sebbene si tratti di un argomento medico e psicologico vorrei offrire anche un’altra prospettiva.

Perché? Perché per me tutto è iniziato da lì, da un periodo costellato da attacchi di panico che poi mi ha introdotto ad un mondo meraviglioso.

Attacchi di panico, la seguente premessa è doverosa: se soffri di attacchi di panico e stai facendo una qualunque forma di terapia quello che sto per scrivere non deve in alcun modo distoglierti da ciò che stai facendo. C’è infatti un problema immediato da risolvere. C’è però anche qualcos’altro su cui vale la pena investire tempo mentre ti stati curando.

Quando abbiamo un problema la nostra attenzione è totalmente focalizzata nel trovare una soluzione: se sei inseguito da un leone devi trovare rapidamente un rifugio, c’è poco altro da fare.

Supponiamo però che il problema sia solo la spia di un disagio esistenziale più ampio qualcosa che ti sta dicendo di cambiare vita. E quando intendo cambiare vita non mi riferisco ad andare a vivere in Tibet. Si tratta più semplicemente di ritornare ad ascoltare il corpo uscendo dai luoghi affollati della mente. Vuol dire rimettere in equilibrio l’energia vitale attraverso esercizi di yoga mirati e tecniche di respirazione. Vuol dire scoprire altre potenzialità della mente grazie alla meditazione. Vuol dire che la tua dimensione animale, umana e spirituale devono integrarsi. In altre parole, vuol dire fare yoga

Quando abbiamo un problema cerchiamo di controllarlo, vogliamo prevedere quando succederà per anticiparlo. Ma se la radice del problema fosse proprio l’eccesso di controllo? Se la nostra vita è piena di barriere, routine, costante ripetizione dei soliti schemi di vita è poi così strano che qualcosa dentro di noi si ribelli?

Ok, siamo convinti di non potere fare niente per cambiare la situazione in cui viviamo. Ma il cambiamento che propone lo yoga parte da noi, da nessun’altro luogo. Non devi cambiare città, famiglia, moglie, marito, lavoro. Devi solo cambiare la relazione con te stesso perché sia più sana, vitale, connessa e creativa.

Ho iniziato a fare yoga nel lontano 1985 perché soffrivo di attacchi di panico. Allora era un grosso problema, adesso so che è stato un dono. Per un po’ ho cercato di controllare e confinare il problema rendendolo ancora più rabbioso. Poi ho deciso di cavalcarlo e mi ha condotto in praterie sterminate.

venerdì 22 luglio 2022

Sullo yoga, il vuoto e le colline in fiamme

 

SULLO YOGA, IL VUOTO E LE COLLINE IN FIAMME

Lo yoga si manifesta nel quotidiano ed in questi giorni la mia vita e quella di molti altri è stata particolarmente incandescente e fumosa.

Ricordo che ad ottobre parte la scuola per diventare insegnanti di yoga secondo “La Via dello Yoga Integrale”. Basta seguire il link https://www.laviadelloyogaintegrale.com/percorsoinsegnanti

 

Prima che incontrassi lo yoga questo tipo di pratica (lo yoga) ed il pensiero che vi sta dietro era una delle cose più lontane dal mio mondo che ci potesse essere. Fortunatamente stavo così male che dovetti scavalcare i miei pregiudizi.

 

Ogni tanto qualcuno mi dice: “so che dovrei iniziare a fare yoga per stare un po’ meglio con la schiena ma non trovo mai il tempo” Oppure “sono stressato e so che lo yoga fa molto bene, ma per trovare il modo di incastrare anche lo yoga in tutti gli impegni che ho temo di accumulare ulteriore stress”.

In questi casi io penso sempre: “ok, non stai abbastanza male”.

 

Puoi iniziare a praticare yoga anche se stai bene, sia chiaro, ma spesso siamo così confinati all’interno delle nostre abitudini che un aiutino può servire.

Che forma ha il problema? Qualunque: malessere fisico, emotivo, problemi di relazione, finanziario, ecc... insomma la vita è piuttosto creativa nel ricordarti la tua fragilità. E poi c’è il fuoco…

 

Quando, un po’ di tempo fa, ho pianificato di scrivere settimanalmente articoli sullo yoga non potevo certo immaginare che ne avrei scritto uno come membro di un nuovo club: gli evacuati per incendio dalle colline di Massarosa.

 

Ore 01:30 di notte di mercoledì 20 luglio: la collina dall’altra parte della valle si incendia in pochissimo tempo come se fosse imbevuta di benzina. Ogni speranza di essere risparmiati dal fuoco si dissolve nell’assordante crepitio del bosco che se va in fumo. In macchina avevo già caricato un piccolo kit di sopravvivenza. Me ne vado di casa in tutta velocità prima di rischiare di essere intrappolato dal fuoco.

Per il resto della notte sono in costante contatto con altri vicini alcuni dei quali sono in grado di dare notizie in tempo reale: il fuoco sta arrivando anche da noi, tutto sta andando a fuoco.

Per alcune interminabili ore ho vissuto l’incubo di perdere la mia casa e di ritrovarmi a ripartire da zero. La mente cercava inutilmente soluzioni ma quel pensiero mi devastava, era insopportabile.

 

Poi ho mollato. Invece di sperare e cercare soluzioni ho accettato di essere il vuoto. Non dovevo più aspettarmi niente, non dovevo più immaginarmi quanto tempo avrei impiegato per ritornare al punto in cui ero prima. Il vuoto! Non dovevo fare niente, aspettare niente, le cose non dovevano tornare come prima. Ed in quel vuoto ho sentito profondamente di essere, ho percepito una libertà interiore che nessun fuoco avrebbe mai potuto togliermi. Come in una potente meditazione sono entrato nel cuore dell’Essere.

 

La mia casa è salva, come quelle dei miei vicini. Con oggi si comincia ad avere la sensazione di avercela fatta. Spero che questo si realizzi per tutti il prima possibile. Adesso ho qualche amico in più, persone che vivevano nei paraggi e che negli scorsi 14 anni, da quando vivo in questa zona, non credo neanche di avere mai incontrato.

 

E c’è persino Paolino, un daino che vive nella zona e che adesso cercheremo in qualche modo di sfamare. Sì perché la chat che è nata velocemente fra i vicini di casa per fronteggiare l’emergenza incendio sta diventando adesso una lega animalista per aiutare tutti gli altri esseri viventi della zona che hanno perso casa, cioè il bosco.

 

La mia pratica quotidiana di yoga non ha salvato il territorio, non ha spento l’incendio, non ha contribuito a salvare la mia casa. Ma avrebbe salvato me stesso qualunque cosa fosse successa.

Come dice la tradizione: prima di fare qualunque cosa centrati nello yoga.


lunedì 18 luglio 2022

Perchè mai faticare e penare tanto per diventare altro da noi?


 
Si dice che non ci sia tristezza più grande del rendersi conto di avere cercato per tutta la vita di scalare la montagna sbagliata.

Se non sei uno scalatore ma la cosa ti risuona segui questo link

Oggi vorrei parlare del senso di fallimento, un sentimento che purtroppo molte persone provano.

Fallire è mancare il bersaglio, l’obiettivo. Perché qualcuno si senta un completo fallimento non solo bisogna avere mancato alcuni obiettivi importanti ma soprattutto bisogna misurare la propria vita sulla base di quegli stessi obiettivi. 

Il senso di fallimento, la scarsa autostima e tutta la sofferenza che ne consegue parte dal presupposto che la propria vita abbia un voto su certe “materie chiave” come il successo sul lavoro, la famiglia, i figli, le relazioni, il fattore economico ecc..

Non si sa bene chi ci dia questo voto, apparentemente ce lo diamo da soli, ma c’è sempre anche qualcuno che gode nell’aiutarci in questa valutazione. Si tratta comunque e soprattutto di un’introiezione che si è formata nel corso degli anni. Sicuramente ha le sue radici nella famiglia di origine e nel percorso scolastico dove sicuramente siamo stati educati al dovere ed al giudizio, non certo alla gioia. Il piacere della trasgressione è una naturale conseguenza, una sorta di fotocopia sbiadita della libertà. 

Quando si parla di questi temi si ha sempre l’impressione di invadere un’area riservata agli psicologi quando a mio parere si tratta di entrare pienamente dentro il cuore dell’esistenza.

Più ci agganciamo ai meccanismi che regolano la vita, più diventiamo energia vitale, più coltiviamo l’arte dello stare nel sentire, più connettiamo il nostro universo interiore con il grande universo in cui viviamo, più impariamo a tornare al nostro centro…..e più il giudizio, il senso di fallimento, la scarsa autostima diventano involucri vuoti. Rimane una sana responsabilità su ciò che possiamo e dobbiamo fare ma il nostro senso di identità non è più minacciato.

Più cerchiamo di maneggiare la questione con l’autoanalisi ed il pensiero riflessivo e più amplifichiamo l’origine stessa del problema: una mente sganciata dalla vita che ci attraversa, persa nei suoi meccanismi. 

Non abbiamo bisogno di migliorare l’immagine di noi stessi ma di dare espressione alla nostra natura profonda e sacra.

C’è un'unica montagna e siamo già in cima.

venerdì 15 luglio 2022

La riduzione di movimento nell'invecchiamento e l'azione benefica dello yoga

 

Uno dei problemi connessi con l’invecchiamento è la riduzione del movimento. Il corpo si irrigidisce ed anche il nostro spazio vitale si comprime. Assieme al corpo anche la mente si cristallizza. C’è una stretta connessione fra come ci sentiamo nel corpo ed il modo in cui guardiamo la vita.

E’ importante generare mobilità nel corpo e nella mente attraverso una corretta pratica di Yoga.

Ho iniziato a praticare yoga 37 anni fa per combattere lo stress da lavoro ed ha funzionato molto bene. Da allora non ho mai smesso di praticare. Oggi all’età di 64 anni sento che lo yoga mi rende vitale ed in ottima forma: Ma soprattutto continua ad aprire nuovi scenari, nuove potenzialità. Sperimento un crescente senso di libertà interiore e creatività.

Non so cosa mi riserva il futuro ma questa è la fotografia del presente.

Qual è il meccanismo che determina la graduale contrazione del movimento e perché invece lo yoga agisce esattamente nella direzione opposta?

Con l’avanzare degli anni non c’è solo una fisiologica perdita di elasticità ed energia del corpo, stiamo anche accumulando più storia sulle nostre spalle. E questa storia personale include anche piccoli e grandi traumi a livello fisico, emozionale e mentale. Chi non ha mai sperimentato niente di tutto questo? Non credo esista persona sul pianeta. Ed ognuno di questi traumi lascia una memoria che automaticamente ci induce ad acquisire abitudini più protettive e limitanti.

Banalmente, lo scorso inverno, per una fatale combinazione di temperatura fredda e movimento sbagliato nel muovere dei pesi, mi sono procurato uno stiramento alla schiena. Tralascio la parte del racconto in cui rimango a lungo sdraiato nel letto senza riuscire a muovermi. Lo yoga mi ha aiutato molto nel recupero ma diciamo che questo poteva avvenire anche altri modi. Quello però di cui sono certo è che la paura di ripetere quell’esperienza mi avrebbe condizionato. Ma lo yoga insegna a non stare nella paura.

Nello yoga si parla di 84000 (ottanta quattromila) differenti posizioni che il corpo può assumere. Non le ho mai contate tutte ma sono veramente tante. E per ogni posizione ci sono molteplici dettagli per adattare l’azione alle necessità individuali. Lo yoga invita pertanto ad esplorare il movimento del corpo estendendo al massimo i gradi di libertà. Ci insegna a stare coscientemente sul bordo fra la zona di comfort (che nel tempo andrebbe a restringersi) e ciò che è inesplorato ed a spostare quel bordo un po’ più in là. Questo si chiama libertà.

Quando ne parlo qualcuno obietta sempre: ma te hai iniziato molti anni fa quando eri giovane. OK, è vero, è un dato di fatto. Ma è anche vero che in tutti questi anni di insegnamento ho avuto molte centinaia di allievi, di tutte le età, alcune anche con gravi handicap. Ovviamente ci vuole un approccio individualizzato anche nelle classi di gruppo e, soprattutto, costanza. Ma posso dire di avere sempre visto sempre dei grossi miglioramenti.

Quindi se il dubbio è “forse averi fatto meglio ad iniziare tempo fa” oppure “appena ho più tempo inizio” sappi che la risposta dello yoga è sempre “ADESSO è il momento migliore”.


giovedì 14 luglio 2022

Credi nel destino?

 

Alla domanda “credi nel destino?” le persone rispondono con molte sfumature. C’è chi ritiene di essere soggetto ad una sorta di fato inesorabile e chi invece è certo di avere in mano pienamente la propria vita. Naturalmente ci sono poi tutte le posizioni intermedie.

Dal mio punto di vista nessuna di queste posizioni coglie a segno il problema. E nuovamente la natura offre una risposta chiara ed inequivocabile.

Quale è il destino del seme di un fiore? Portare a pieno sviluppo il fiore che è nel potenziale genetico del seme. Succederà esattamente questo? Dipende dalle condizioni ambientali. Se il seme è posto nel terreno giusto e riceverà la giusta quantità di sole ed acqua non c’è motivo per cui il seme non debba dare vita al fiore nella sua massima espressione. Al contrario se le condizioni ambientali non sono ottimali il fiore potrebbe non sbocciare o comunque svilupparsi solo in parte. Ma potrebbe mai il seme di una rosa dare vita ad un tulipano? No!

Che sia una pianta, un animale o un essere umano il principio non cambia: esiste un potenziale interiore che può svilupparsi o meno in funzione dell’eco sistema in cui vive. Naturalmente va tutto scalato in dimensione e gradi di libertà a seconda che si parli di una rosa, di un cavallo o di un uomo o donna. Per gli esseri umani c’è un’ampia gamma di potenzialità da esprimere su ogni livello di manifestazione, dal piano materiale a quello spirituale. Ma se andiamo a fondo su un altro tema chiave, quello della felicità, è evidente che essa coincida con la piena realizzazione e manifestazione di ciò che siamo nel profondo. E la radice di ogni sofferenza è vivere una vita che non è la nostra. Pur avendo apparentemente tutto in molti di noi c’è infatti un’inquietudine che è la misura della distanza tra noi ed il nostro vero sé.

La domanda “credi nel destino” è quindi fuorviante perché porta solo a teorie speculative.

La formulazione corretta è la seguente: conosci il tuo potenziale? Conosci quale progetto unico ed irripetibile è dentro di te? Sai come collaborare consapevolmente con esso? In altre parole, conosci la missione della tua anima?


venerdì 8 luglio 2022

Lo Yoga e l'arte di rinnovarsi

Un percorso di crescita è in primo luogo un processo di purificazione. È impensabile cercare di trasformare noi stessi senza togliere tutto ciò che è di ostacolo. Ed il primo ostacolo di cui dovremmo liberarci è la visione dell’essere umano fatta a comparti stagni. Se infatti non attiviamo un processo di purificazione che agisca contemporaneamente a livello fisico, emozionale e mentale è improbabile che si manifesti un vero e proprio cambiamento.

Viviamo in una società molto intellettualizzata ed è questa la ragione per cui cerco di offrire nuovi spunti di riflessione, ma il mio obiettivo è mostrare i limiti della mente ordinaria. Le forme più avanzate di psicologia sanno adesso ciò che la scienza yoga conosce da millenni: ogni evento, ogni esperienza che noi facciamo crea una memoria. Ogni esperienza ripetuta crea un’abitudine che alla fine diventa un modello di comportamento radicato nella nostra memoria inconscia. Essa ha una forte base somatica, cioè è racchiusa nel corpo. Quest’ultimo non è una macchina priva di intelligenza ma è “coscienza densificata”. La storia evolutiva della vita su questo pianeta è memorizzata nel nostro corpo al pari di tutte le nostre storie personali che sono diventate abitudini. Questo enorme serbatoio di esperienze è inconscio ed è molto più potente della nostra parte intellettuale. Esso è costantemente con noi ricordandoci chi siamo, riproponendoci la vecchia immagine di noi.

Cosa significa? Semplice: io posso avere una intuizione, una visione chiara e gioiosa della vita che vorrei, del nuovo me stesso. Sono felice e sento di potercela fare. Poi succede un qualsiasi evento dei tanti che fanno parte del mio quotidiano. Potrebbe essere un profumo, il sapore di un piatto, l’incontro la vicina di casa, insomma qualunque cosa. Questo evento insignificante è sufficiente a far risuonare in me un modello abitudinario “incistato” nel mio corpo che a sua volta si lega ad una sensazione, che a sua volta scatena un pensiero: il pensiero standard di sempre, l’immagine abituale di me. Ecco, che all’improvviso, vengo sopraffatto dalla vecchia immagine di me. Dov’è adesso quell’intuizione luminosa della mia vita futura? Svanita, vaporizzata nel nulla. Sono di nuovo incatenato al mio vecchio me. Qualcuno direbbe che ci sono dei pensieri sabotatori, ma non si tratta di pensieri ma di modelli di memoria molto complessi radicati nei vari strati del nostro essere, facilmente scatenabili da qualsiasi evento che fa parte del mio quotidiano.

Fortuna c’è lo yoga, è proprio il caso di dirlo. Sì, perché nella tradizione yoga si parla di corpo fisico, corpo energetico, corpo mentale, corpo intellettuale e corpo spirituale e si sa perfettamente che tutti questi corpi sono fra loro integrati. Lo yoga è l’arte di purificare e mettere in allineamento tutti questi differenti strati del nostro essere. È la scienza che insegna come ridurre gli attriti esistenziali che rendono faticoso il vivere. Spiegare nel dettaglio questo meccanismo è piuttosto complesso, questa è anche una delle ragioni per cui ho progettato la scuola per insegnanti di yoga secondo il metodo de “La Via dello Yoga Integrale”. Voglio solo dire questo: ci sono molte leggende metropolitane legate a questa disciplina, qualcuno pensa addirittura che il fine sia quello di imparare a fare posizioni sempre più difficili. In realtà lo scopo dello yoga è riscrivere in noi, in tutti gli strati del nostro essere, una nuova storia orientata alla libertà. Ma per questo è importante che la pratica dello yoga sia veramente integrale.

lunedì 4 luglio 2022

Imparare ad ascoltarsi in profondità

 

Come possiamo comprendere ciò di cui abbiamo veramente bisogno se non sappiamo ascoltarci? Sapere ascoltare non è riflettere o analizzare, non ha niente a che fare con le tipiche attività della mente che riempiono le nostre giornate. Sapere ascoltare è in primo luogo stare ed accogliere quello che c’è

Come al solito vi invito a visitare la pagina di Aquarian Waves: https://www.aquarianwaves.org/la-scuola-insegnanti ). 

Sapere ascoltare in profondità il nostro animo è sapere creare il vuoto. Non è tanto una condizione di assenza di pensieri quanto il non essere trascinati da essi, o per meglio dire, non essere identificati con essi. Sì, perchè il punto chiave, la sorgente di ogni nostro malessere, è il fenomeno di identificazione. Quando siamo identificati con l’immagine di noi, con la nostra storia, con il nostro passato e pensiamo ormai di sapere tutto di noi ecco che siamo identificati con una (falsa) immagine di noi. Da qui creiamo teorie su come le cose dovrebbero essere, diventiamo molto giudicanti e cerchiamo la soluzione attraverso questo tipo di mente fortemente contaminata da pregiudizi. In questo modo non c’è via di uscita. Se il nostro intento è essere felici e pienamente realizzati la via della mente NON è la via da seguire.

Attraverso le vie meditative ed il movimento consapevole (Soul Motion) possiamo ad esempio imparare a stare con quello che c’è senza volerlo cambiare, senza cercare una soluzione. Si impara ad accogliere, a stare, a danzare con ciò che si manifesta, a lasciare che il tutto si riveli nella sua natura impermanente.

Si impara ad avere emozioni, ad accoglierle ma non a diventare esse. Le emozioni ci appartengono, non il contrario. Nel vuoto c’è passione, coinvolgimento, presenza ma non identificazione. Io sperimento l’emozione ma so di essere altro. E’ così che si impara ad ascoltarsi in profondità

Questo è quanto si impara in Aquarian Waves https://www.aquarianwaves.org/la-scuola-insegnanti. 


giovedì 30 giugno 2022

Yoga e chiarezza interiore

 

Se vuoi migliorare la tua vita dalle stringhe delle scarpe fino ad avere chiarezza sui tuoi veri obiettivi esistenziali la “scuola per insegnanti di yoga” secondo la Via dello Yoga Integrale fa al caso tuo.  Segui il link https://www.laviadelloyogaintegrale.com/percorsoinsegnanti

Tempo fa una persona mi chiese in che modo fossi in grado di formulare il mio pensiero e mi ricordo che di istinto risposi: “Lo sento nelle ossa”. Fui stupito dal vedere che aveva capito cosa intendessi. Ad ogni modo se dovessi formulare questa risposta in modo diverso direi che quando esprimo un concetto lo lascio risuonare in me come se fosse una posizione di yoga e quindi tutto me stesso è partecipe in ciò che dico.

Molto spesso tengo sessioni di counselling astrologico e non poche volte mi trovo di fronte a persone che mi dicono: “ho già fatto anni fa una cosa del genere con l’astrologia e mi è stato detto questo ecc..”. Ed io domando sempre: ”ma questa cosa che ti è stata detta ti risuona vera?” In genera la persona non mi sa rispondere e questo, indipendentemente da ciò che le è stato detto, è il vero problema.

Nella pratica dello yoga si impara ad allineare ed integrare i vari corpi di cui siamo composti: il corpo fisico, energetico, psicologico, intellettuale e spirituale. A quel punto qualsiasi informazione o esperienza ci arrivi risuona all’interno di noi a molti livelli. Diciamo che è come se ci fosse un sistema multiplo di controllo: solo ciò che risuona coerentemente a tutti i livelli del nostro essere è vero. Ed a quel punto è vero senza ombra di dubbio.

Lo yoga non offre una risposta intellettuale ma ti fa entrare direttamente nella verità, cioè senti che tutto il tuo essere risponde coerentemente con quella cosa. E voglio essere chiaro: non si tratta di ciò che normalmente viene chiamato un sentire di pancia perchè quest’ultimo è puramente emotivo e può essere facilmente alterato dalla propria condizione emotiva e psicologica. Nell’approccio integrale dello yoga è tutto me stesso che risponde.

Ci sono molte cose attraverso le quali possiamo verificare se la nostra pratica dello yoga funziona. Un giorno un mio allievo mi disse di essere molto contento  perchè finalmente era in grado di allacciarsi le stringhe delle scarpe senza doversi sedere. Che dire? Ognuno ha i propri obiettivi. Io farei più attenzione a quanta chiarezza interiore emerge in me, ma anche andare con le stringhe sciolte  potrebbe essere un problema, lo ammetto.

Quindi, se vuoi migliorare la tua vita dalle stringhe delle scarpe fino ad avere chiarezza sui tuoi veri obiettivi esistenziali, la “scuola per insegnanti di yoga” secondo la Via dello Yoga Integrale fa al caso tuo. Segui il link https://www.laviadelloyogaintegrale.com/percorsoinsegnanti


lunedì 27 giugno 2022

Aquarian Waves: fluire con l'anima

 


Aquarian Waves, fluire con l’anima. https://www.aquarianwaves.org/la-scuola-insegnanti-aw

Il valore di una disciplina è nel riposizionarci al centro di noi stessi soprattutto quando passiamo momenti di intenso stress. Certo possiamo anche fare una semplice passeggiata in natura e già questo ci fa stare meglio. Ma c’è molta differenza tra una semplice attività che ci rigenera ed una pratica che ci ricorda nel profondo chi siamo.

“Fluire con l’anima” è il sotto titolo che ho scelto per Aquarian Waves perchè questo mi ricorda che per prima cosa siamo anime desiderose di vivere. La nostra natura umana è il veicolo attraverso il quale l’anima fa esperienza in questo universo. Per questo non dovremmo mai dimenticare chi è il vero soggetto e per questo serve una pratica integrale.

Quando cerco di raccontare cos’è Aquarian Waves  mi rendo conto della difficoltà che trovo nell’esprimere i punti chiavi di questa metodologia. Ho pensato quindi di realizzare un nuovo breve  video che fornisca una suggestione. In fondo la pratica di Aquarian Waves poggia su 3 pilastri. Il primo è la meditazione  nelle sue molteplici forme, per comprendere e trasformare la qualità della mente. Il secondo è la Soul Motion, danza consapevole, che è lo strumento principale per apprendere a fluire con l’anima. Il terzo pilastro è l’astrologia spirituale per avere una visione cosmica della nostra missione spirituale e per ritrovare la strada di casa.

Quando si mettono assieme questi 3 contributi c’è un forte effetto di riposizionamento nel nostro centro, lo stress si dissolve ed acquistiamo chiarezza sulle vere priorità.

Se ti interessa sapere di più su Aquarian Waves segue questo link: https://www.aquarianwaves.org/la-scuola-insegnanti-aw


martedì 21 giugno 2022

Il lato invisibile del Solstizio d'Estate

 


Una delle motivazioni che mi ha guidato nel realizzare Aquarian Waves è stata il volere creare una relazione consapevole fra l’universo interiore individuale ed il macro cosmo in cui viviamo (segui questo link per sapere di più su aquarian waves). 

Sono sempre più convinto che le equazioni che regolano l’universo vadano portate nel vivere quotidiano. Quando penso allo spazio infinito resto affascinato ma al tempo stesso mi sento distante e mi domando che cosa abbia a che fare tutto questo con la mia esistenza. Dimentico  così che la vita su questo pianeta è stata modellata dai grandi cicli cosmici e che quindi, per quanto l’universo sia immenso, è al tempo stesso dannatamente presente.

Tutto questo per arrivare a parlare del solstizio di estate. Quale equazione ci ricorda? Che in ogni ciclo il momento di picco coincide con l’inizio della fase opposta. Oggi è il giorno più lungo dell’anno ma da oggi le giornate inizieranno ad accorciarsi.

La vita nel suo manifestarsi è retta da due movimenti: espansione e contrazione, inalazione ed esalazione, sistole e diastole. La vita è pulsazione. L’ego però non ama un tale movimento, sarebbe molto più a suo agio in qualcosa di fisso ed ingessato: questa situazione mi piace, la conosco, ok la voglio così sempre. Oggi le ore di luce sono al massimo, viva la luce, la luce 365 giorni l’anno. Fortunatamente il fenomeno solstizio d’estate è più saggio di così e ricorda che tutta la vita è un ciclo e che le forze sono due, la luce e l’oscurità e stanno danzando assieme. Nel momento di massima luce inizia il semestre in cui il buio andrà gradualmente a crescere. Ma questo cosa significa?

Invisibile e trascendente è la nostra vera natura e la ricerca di essa deve iniziare nel momento di massima espansione vitale. La comprensione del senso dell’esistenza deve essere un atto gioioso in cui l’esperienza piena del vivere sostiene la ricerca interiore. Ma un certo retaggio religioso induce a pensare che la dimensione dello spirito sia qualcosa di serioso e noioso e che soprattutto riguardi il dopo vita. Trova quindi facilmente campo un certo tipo di filosofia del vivere basata sul Carpe Diem (inconsapevole) cioè goditela finchè puoi. Apparentemente sembra un invito a cogliere il meglio dell’esistenza ma di fatto è un processo di evitamento che cela la paura della morte e della precarietà della vita. In altre parole goditela e non guardare troppo più in là. Peccato però che la prima ricaduta di un simile approccio sia la perdita di libertà, quella libertà che deriva da una coscienza che abbraccia il tutto. Cosa racconta quindi il solstizio d’estate? Vivi pienamente, sii grato all’esistenza, mantieni alta la tua energia vitale ma inizia anche il tuo percorso verso l’invisibile, la tua stessa sorgente. Ora è il momento.


domenica 19 giugno 2022

Davvero ti preoccupa una ruga in più?

 


Il 1° di ottobre 2022 partirà la scuola di formazione insegnanti di yoga secondo il metodo de “la via dello yoga integrale”, presso la sede del Mosaica a Lido di Camaiore. Puoi trovare informazioni più dettagliate qui https://www.laviadelloyogaintegrale.com/percorsoinsegnanti

Anche se tu non fossi interessato all’insegnamento dello yoga si tratta comunque di un’ottima occasione per approfondire la conoscenza e la pratica di questa disciplina. Dopo moltissimi anni il mio amore per lo yoga è più forte che mai con la differenza che ciò che un tempo era una conoscenza teorica ormai è diventata un’esperienza diretta. Ho deciso quindi di scrivere una serie di articoli per raccontare i benefici che io stesso sperimento nella mia vita quotidiana grazie alla pratica dello yoga. Il primo tema riguarda l’effetto anti invecchiamento dello yoga e questo è il titolo:

DAVVERO TI PREOCCUPA UNA RUGA IN PIU’ ?

Tra le moltissime ragioni a favore della pratica dello yoga è giusto anche menzionare l’effetto anti-invecchiamento, visto naturalmente nella giusta prospettiva. Molte persone sono veramente preoccupate dal vedere nei loro corpi i segni del tempo, nel non sentirsi più attraenti e l’industria del “benessere e bellezza” offre la propria ricetta. Non spetta a me giudicare ma anche qui, come per altri temi, ci troviamo di fronte ad una drastico processo di semplificazione. L’invecchiamento non è solo qualche ruga in più ma un fenomeno più complesso che nella giusta prospettiva apre a scenari nuovi e molto belli. Ad esempio, primo fra tutti, lo scenario della libertà.

La libertà è in primo luogo una qualità dell’essere non limitata da paure e stereotipi e l’aprirsi alla vita con una rinnovata attitudine creativa. Nella fase giovane di una vita non ci può essere tutta questa libertà perchè siamo vittime dei modelli collettivi che assorbiamo sin dal latte materno. Con il passare degli anni, senza dare luogo ad un vero processo di liberazione della coscienza, il fenomeno è destinato a peggiorare. La nostra storia accumulata negli anni sempre più pesa nel condizionare il nostro futuro ed una certa forma di rassegnazione si fa sempre più avanti. Vittima dei modelli collettivi di bellezza e seduzione vediamo il problema nella ruga senza rendersi conto che non siamo liberi dentro.

Per il lavoro che faccio come insegnante di varie discipline spirituali mi trovo assai spesso ad interagire con persone di 10 o anche 20 anni più giovani di me nelle quali riconosco uno spazio vitale angusto. Nello stesso tempo in cui cerco di aiutare loro a cambiare prospettiva sento una crescente gratitudine per la presenza dello yoga nella mia vita che sempre più mi proietta verso esperienze di libertà e felicità.

Ho 64 anni, da 37 anni pratico yoga, e mi sento di poter parlare facendo appello a ciò che sperimento quotidianamente. Lo yoga è un processo di purificazione, integrazione e trascendenza. Cosa vuol dire? Purificazione a livello fisico, emozionale e mentale perchè rimuove costantemente i blocchi che nel tempo, inevitabilmente vanno a formarsi. Lo yoga, nella sua forma integrale, è come una fiamma perenne che brucia le scorie. Hai avuto una giornata di stress? Una buona pratica di yoga ti rimette a nuovo. Prima di fare yoga sei stanco e senza energia, dopo ti senti rinato. Questo, solo per citare un esempio banale.

Integrazione. Come mai la maggiorparte delle persone non hanno chiarezza su ciò che veramente vogliono dalla vita? Se poi fai loro la domanda chiave “cosa ti serve per essere felice?” non ti sanno rispondere. Certo, se hanno un problema da risolvere, quella è la prima cosa che vogliono ottenere. Ma in generale non sanno articolare qualcosa che va oltre l’avere un po’ di serenità.

Come esseri umani abbiamo un corpo fisico, un corpo energetico/pranico, un corpo psicologico, un corpo mentale ed altro. Con lo yoga si impara a purificare ed allineare i differenti corpi di cui siamo composti. Questa condizione di allineamento offre chiarezza sui propri veri obiettivi e l’energia per raggiungerli. Questa è l’integrazione.

Trascendenza. Noi non siamo la nostra storia. Il problema di tutto sta in un’erronea identificazione con la nostra personalità. La pratica dello yoga ci insegna a stare nel potenziale puro dell’Essere che è la nostra vera sorgente. Non ci sentiamo più limitati dal nostro passato perchè si acquisisce chiarezza (non solo mentale) di essere molto di più.

In sintesi la pratica dello yoga nella sua dimensione integrale ci tiene in buona salute e ci dona tutta quell’energia vitale e chiarezza mentale per sperimentarci a pieno nella vita. Davvero a quel punto si è preoccupati per una ruga in più?