venerdì 29 luglio 2022

Attacchi di panico e yoga

 

Gli attacchi di panico sono un problema serio per molte persone, un problema che pesa sulla qualità della vita. Sebbene si tratti di un argomento medico e psicologico vorrei offrire anche un’altra prospettiva.

Perché? Perché per me tutto è iniziato da lì, da un periodo costellato da attacchi di panico che poi mi ha introdotto ad un mondo meraviglioso.

Attacchi di panico, la seguente premessa è doverosa: se soffri di attacchi di panico e stai facendo una qualunque forma di terapia quello che sto per scrivere non deve in alcun modo distoglierti da ciò che stai facendo. C’è infatti un problema immediato da risolvere. C’è però anche qualcos’altro su cui vale la pena investire tempo mentre ti stati curando.

Quando abbiamo un problema la nostra attenzione è totalmente focalizzata nel trovare una soluzione: se sei inseguito da un leone devi trovare rapidamente un rifugio, c’è poco altro da fare.

Supponiamo però che il problema sia solo la spia di un disagio esistenziale più ampio qualcosa che ti sta dicendo di cambiare vita. E quando intendo cambiare vita non mi riferisco ad andare a vivere in Tibet. Si tratta più semplicemente di ritornare ad ascoltare il corpo uscendo dai luoghi affollati della mente. Vuol dire rimettere in equilibrio l’energia vitale attraverso esercizi di yoga mirati e tecniche di respirazione. Vuol dire scoprire altre potenzialità della mente grazie alla meditazione. Vuol dire che la tua dimensione animale, umana e spirituale devono integrarsi. In altre parole, vuol dire fare yoga

Quando abbiamo un problema cerchiamo di controllarlo, vogliamo prevedere quando succederà per anticiparlo. Ma se la radice del problema fosse proprio l’eccesso di controllo? Se la nostra vita è piena di barriere, routine, costante ripetizione dei soliti schemi di vita è poi così strano che qualcosa dentro di noi si ribelli?

Ok, siamo convinti di non potere fare niente per cambiare la situazione in cui viviamo. Ma il cambiamento che propone lo yoga parte da noi, da nessun’altro luogo. Non devi cambiare città, famiglia, moglie, marito, lavoro. Devi solo cambiare la relazione con te stesso perché sia più sana, vitale, connessa e creativa.

Ho iniziato a fare yoga nel lontano 1985 perché soffrivo di attacchi di panico. Allora era un grosso problema, adesso so che è stato un dono. Per un po’ ho cercato di controllare e confinare il problema rendendolo ancora più rabbioso. Poi ho deciso di cavalcarlo e mi ha condotto in praterie sterminate.

venerdì 22 luglio 2022

Sullo yoga, il vuoto e le colline in fiamme

 

SULLO YOGA, IL VUOTO E LE COLLINE IN FIAMME

Lo yoga si manifesta nel quotidiano ed in questi giorni la mia vita e quella di molti altri è stata particolarmente incandescente e fumosa.

Ricordo che ad ottobre parte la scuola per diventare insegnanti di yoga secondo “La Via dello Yoga Integrale”. Basta seguire il link https://www.laviadelloyogaintegrale.com/percorsoinsegnanti

 

Prima che incontrassi lo yoga questo tipo di pratica (lo yoga) ed il pensiero che vi sta dietro era una delle cose più lontane dal mio mondo che ci potesse essere. Fortunatamente stavo così male che dovetti scavalcare i miei pregiudizi.

 

Ogni tanto qualcuno mi dice: “so che dovrei iniziare a fare yoga per stare un po’ meglio con la schiena ma non trovo mai il tempo” Oppure “sono stressato e so che lo yoga fa molto bene, ma per trovare il modo di incastrare anche lo yoga in tutti gli impegni che ho temo di accumulare ulteriore stress”.

In questi casi io penso sempre: “ok, non stai abbastanza male”.

 

Puoi iniziare a praticare yoga anche se stai bene, sia chiaro, ma spesso siamo così confinati all’interno delle nostre abitudini che un aiutino può servire.

Che forma ha il problema? Qualunque: malessere fisico, emotivo, problemi di relazione, finanziario, ecc... insomma la vita è piuttosto creativa nel ricordarti la tua fragilità. E poi c’è il fuoco…

 

Quando, un po’ di tempo fa, ho pianificato di scrivere settimanalmente articoli sullo yoga non potevo certo immaginare che ne avrei scritto uno come membro di un nuovo club: gli evacuati per incendio dalle colline di Massarosa.

 

Ore 01:30 di notte di mercoledì 20 luglio: la collina dall’altra parte della valle si incendia in pochissimo tempo come se fosse imbevuta di benzina. Ogni speranza di essere risparmiati dal fuoco si dissolve nell’assordante crepitio del bosco che se va in fumo. In macchina avevo già caricato un piccolo kit di sopravvivenza. Me ne vado di casa in tutta velocità prima di rischiare di essere intrappolato dal fuoco.

Per il resto della notte sono in costante contatto con altri vicini alcuni dei quali sono in grado di dare notizie in tempo reale: il fuoco sta arrivando anche da noi, tutto sta andando a fuoco.

Per alcune interminabili ore ho vissuto l’incubo di perdere la mia casa e di ritrovarmi a ripartire da zero. La mente cercava inutilmente soluzioni ma quel pensiero mi devastava, era insopportabile.

 

Poi ho mollato. Invece di sperare e cercare soluzioni ho accettato di essere il vuoto. Non dovevo più aspettarmi niente, non dovevo più immaginarmi quanto tempo avrei impiegato per ritornare al punto in cui ero prima. Il vuoto! Non dovevo fare niente, aspettare niente, le cose non dovevano tornare come prima. Ed in quel vuoto ho sentito profondamente di essere, ho percepito una libertà interiore che nessun fuoco avrebbe mai potuto togliermi. Come in una potente meditazione sono entrato nel cuore dell’Essere.

 

La mia casa è salva, come quelle dei miei vicini. Con oggi si comincia ad avere la sensazione di avercela fatta. Spero che questo si realizzi per tutti il prima possibile. Adesso ho qualche amico in più, persone che vivevano nei paraggi e che negli scorsi 14 anni, da quando vivo in questa zona, non credo neanche di avere mai incontrato.

 

E c’è persino Paolino, un daino che vive nella zona e che adesso cercheremo in qualche modo di sfamare. Sì perché la chat che è nata velocemente fra i vicini di casa per fronteggiare l’emergenza incendio sta diventando adesso una lega animalista per aiutare tutti gli altri esseri viventi della zona che hanno perso casa, cioè il bosco.

 

La mia pratica quotidiana di yoga non ha salvato il territorio, non ha spento l’incendio, non ha contribuito a salvare la mia casa. Ma avrebbe salvato me stesso qualunque cosa fosse successa.

Come dice la tradizione: prima di fare qualunque cosa centrati nello yoga.


lunedì 18 luglio 2022

Perchè mai faticare e penare tanto per diventare altro da noi?


 
Si dice che non ci sia tristezza più grande del rendersi conto di avere cercato per tutta la vita di scalare la montagna sbagliata.

Se non sei uno scalatore ma la cosa ti risuona segui questo link

Oggi vorrei parlare del senso di fallimento, un sentimento che purtroppo molte persone provano.

Fallire è mancare il bersaglio, l’obiettivo. Perché qualcuno si senta un completo fallimento non solo bisogna avere mancato alcuni obiettivi importanti ma soprattutto bisogna misurare la propria vita sulla base di quegli stessi obiettivi. 

Il senso di fallimento, la scarsa autostima e tutta la sofferenza che ne consegue parte dal presupposto che la propria vita abbia un voto su certe “materie chiave” come il successo sul lavoro, la famiglia, i figli, le relazioni, il fattore economico ecc..

Non si sa bene chi ci dia questo voto, apparentemente ce lo diamo da soli, ma c’è sempre anche qualcuno che gode nell’aiutarci in questa valutazione. Si tratta comunque e soprattutto di un’introiezione che si è formata nel corso degli anni. Sicuramente ha le sue radici nella famiglia di origine e nel percorso scolastico dove sicuramente siamo stati educati al dovere ed al giudizio, non certo alla gioia. Il piacere della trasgressione è una naturale conseguenza, una sorta di fotocopia sbiadita della libertà. 

Quando si parla di questi temi si ha sempre l’impressione di invadere un’area riservata agli psicologi quando a mio parere si tratta di entrare pienamente dentro il cuore dell’esistenza.

Più ci agganciamo ai meccanismi che regolano la vita, più diventiamo energia vitale, più coltiviamo l’arte dello stare nel sentire, più connettiamo il nostro universo interiore con il grande universo in cui viviamo, più impariamo a tornare al nostro centro…..e più il giudizio, il senso di fallimento, la scarsa autostima diventano involucri vuoti. Rimane una sana responsabilità su ciò che possiamo e dobbiamo fare ma il nostro senso di identità non è più minacciato.

Più cerchiamo di maneggiare la questione con l’autoanalisi ed il pensiero riflessivo e più amplifichiamo l’origine stessa del problema: una mente sganciata dalla vita che ci attraversa, persa nei suoi meccanismi. 

Non abbiamo bisogno di migliorare l’immagine di noi stessi ma di dare espressione alla nostra natura profonda e sacra.

C’è un'unica montagna e siamo già in cima.

venerdì 15 luglio 2022

La riduzione di movimento nell'invecchiamento e l'azione benefica dello yoga

 

Uno dei problemi connessi con l’invecchiamento è la riduzione del movimento. Il corpo si irrigidisce ed anche il nostro spazio vitale si comprime. Assieme al corpo anche la mente si cristallizza. C’è una stretta connessione fra come ci sentiamo nel corpo ed il modo in cui guardiamo la vita.

E’ importante generare mobilità nel corpo e nella mente attraverso una corretta pratica di Yoga.

Ho iniziato a praticare yoga 37 anni fa per combattere lo stress da lavoro ed ha funzionato molto bene. Da allora non ho mai smesso di praticare. Oggi all’età di 64 anni sento che lo yoga mi rende vitale ed in ottima forma: Ma soprattutto continua ad aprire nuovi scenari, nuove potenzialità. Sperimento un crescente senso di libertà interiore e creatività.

Non so cosa mi riserva il futuro ma questa è la fotografia del presente.

Qual è il meccanismo che determina la graduale contrazione del movimento e perché invece lo yoga agisce esattamente nella direzione opposta?

Con l’avanzare degli anni non c’è solo una fisiologica perdita di elasticità ed energia del corpo, stiamo anche accumulando più storia sulle nostre spalle. E questa storia personale include anche piccoli e grandi traumi a livello fisico, emozionale e mentale. Chi non ha mai sperimentato niente di tutto questo? Non credo esista persona sul pianeta. Ed ognuno di questi traumi lascia una memoria che automaticamente ci induce ad acquisire abitudini più protettive e limitanti.

Banalmente, lo scorso inverno, per una fatale combinazione di temperatura fredda e movimento sbagliato nel muovere dei pesi, mi sono procurato uno stiramento alla schiena. Tralascio la parte del racconto in cui rimango a lungo sdraiato nel letto senza riuscire a muovermi. Lo yoga mi ha aiutato molto nel recupero ma diciamo che questo poteva avvenire anche altri modi. Quello però di cui sono certo è che la paura di ripetere quell’esperienza mi avrebbe condizionato. Ma lo yoga insegna a non stare nella paura.

Nello yoga si parla di 84000 (ottanta quattromila) differenti posizioni che il corpo può assumere. Non le ho mai contate tutte ma sono veramente tante. E per ogni posizione ci sono molteplici dettagli per adattare l’azione alle necessità individuali. Lo yoga invita pertanto ad esplorare il movimento del corpo estendendo al massimo i gradi di libertà. Ci insegna a stare coscientemente sul bordo fra la zona di comfort (che nel tempo andrebbe a restringersi) e ciò che è inesplorato ed a spostare quel bordo un po’ più in là. Questo si chiama libertà.

Quando ne parlo qualcuno obietta sempre: ma te hai iniziato molti anni fa quando eri giovane. OK, è vero, è un dato di fatto. Ma è anche vero che in tutti questi anni di insegnamento ho avuto molte centinaia di allievi, di tutte le età, alcune anche con gravi handicap. Ovviamente ci vuole un approccio individualizzato anche nelle classi di gruppo e, soprattutto, costanza. Ma posso dire di avere sempre visto sempre dei grossi miglioramenti.

Quindi se il dubbio è “forse averi fatto meglio ad iniziare tempo fa” oppure “appena ho più tempo inizio” sappi che la risposta dello yoga è sempre “ADESSO è il momento migliore”.


giovedì 14 luglio 2022

Credi nel destino?

 

Alla domanda “credi nel destino?” le persone rispondono con molte sfumature. C’è chi ritiene di essere soggetto ad una sorta di fato inesorabile e chi invece è certo di avere in mano pienamente la propria vita. Naturalmente ci sono poi tutte le posizioni intermedie.

Dal mio punto di vista nessuna di queste posizioni coglie a segno il problema. E nuovamente la natura offre una risposta chiara ed inequivocabile.

Quale è il destino del seme di un fiore? Portare a pieno sviluppo il fiore che è nel potenziale genetico del seme. Succederà esattamente questo? Dipende dalle condizioni ambientali. Se il seme è posto nel terreno giusto e riceverà la giusta quantità di sole ed acqua non c’è motivo per cui il seme non debba dare vita al fiore nella sua massima espressione. Al contrario se le condizioni ambientali non sono ottimali il fiore potrebbe non sbocciare o comunque svilupparsi solo in parte. Ma potrebbe mai il seme di una rosa dare vita ad un tulipano? No!

Che sia una pianta, un animale o un essere umano il principio non cambia: esiste un potenziale interiore che può svilupparsi o meno in funzione dell’eco sistema in cui vive. Naturalmente va tutto scalato in dimensione e gradi di libertà a seconda che si parli di una rosa, di un cavallo o di un uomo o donna. Per gli esseri umani c’è un’ampia gamma di potenzialità da esprimere su ogni livello di manifestazione, dal piano materiale a quello spirituale. Ma se andiamo a fondo su un altro tema chiave, quello della felicità, è evidente che essa coincida con la piena realizzazione e manifestazione di ciò che siamo nel profondo. E la radice di ogni sofferenza è vivere una vita che non è la nostra. Pur avendo apparentemente tutto in molti di noi c’è infatti un’inquietudine che è la misura della distanza tra noi ed il nostro vero sé.

La domanda “credi nel destino” è quindi fuorviante perché porta solo a teorie speculative.

La formulazione corretta è la seguente: conosci il tuo potenziale? Conosci quale progetto unico ed irripetibile è dentro di te? Sai come collaborare consapevolmente con esso? In altre parole, conosci la missione della tua anima?


venerdì 8 luglio 2022

Lo Yoga e l'arte di rinnovarsi

Un percorso di crescita è in primo luogo un processo di purificazione. È impensabile cercare di trasformare noi stessi senza togliere tutto ciò che è di ostacolo. Ed il primo ostacolo di cui dovremmo liberarci è la visione dell’essere umano fatta a comparti stagni. Se infatti non attiviamo un processo di purificazione che agisca contemporaneamente a livello fisico, emozionale e mentale è improbabile che si manifesti un vero e proprio cambiamento.

Viviamo in una società molto intellettualizzata ed è questa la ragione per cui cerco di offrire nuovi spunti di riflessione, ma il mio obiettivo è mostrare i limiti della mente ordinaria. Le forme più avanzate di psicologia sanno adesso ciò che la scienza yoga conosce da millenni: ogni evento, ogni esperienza che noi facciamo crea una memoria. Ogni esperienza ripetuta crea un’abitudine che alla fine diventa un modello di comportamento radicato nella nostra memoria inconscia. Essa ha una forte base somatica, cioè è racchiusa nel corpo. Quest’ultimo non è una macchina priva di intelligenza ma è “coscienza densificata”. La storia evolutiva della vita su questo pianeta è memorizzata nel nostro corpo al pari di tutte le nostre storie personali che sono diventate abitudini. Questo enorme serbatoio di esperienze è inconscio ed è molto più potente della nostra parte intellettuale. Esso è costantemente con noi ricordandoci chi siamo, riproponendoci la vecchia immagine di noi.

Cosa significa? Semplice: io posso avere una intuizione, una visione chiara e gioiosa della vita che vorrei, del nuovo me stesso. Sono felice e sento di potercela fare. Poi succede un qualsiasi evento dei tanti che fanno parte del mio quotidiano. Potrebbe essere un profumo, il sapore di un piatto, l’incontro la vicina di casa, insomma qualunque cosa. Questo evento insignificante è sufficiente a far risuonare in me un modello abitudinario “incistato” nel mio corpo che a sua volta si lega ad una sensazione, che a sua volta scatena un pensiero: il pensiero standard di sempre, l’immagine abituale di me. Ecco, che all’improvviso, vengo sopraffatto dalla vecchia immagine di me. Dov’è adesso quell’intuizione luminosa della mia vita futura? Svanita, vaporizzata nel nulla. Sono di nuovo incatenato al mio vecchio me. Qualcuno direbbe che ci sono dei pensieri sabotatori, ma non si tratta di pensieri ma di modelli di memoria molto complessi radicati nei vari strati del nostro essere, facilmente scatenabili da qualsiasi evento che fa parte del mio quotidiano.

Fortuna c’è lo yoga, è proprio il caso di dirlo. Sì, perché nella tradizione yoga si parla di corpo fisico, corpo energetico, corpo mentale, corpo intellettuale e corpo spirituale e si sa perfettamente che tutti questi corpi sono fra loro integrati. Lo yoga è l’arte di purificare e mettere in allineamento tutti questi differenti strati del nostro essere. È la scienza che insegna come ridurre gli attriti esistenziali che rendono faticoso il vivere. Spiegare nel dettaglio questo meccanismo è piuttosto complesso, questa è anche una delle ragioni per cui ho progettato la scuola per insegnanti di yoga secondo il metodo de “La Via dello Yoga Integrale”. Voglio solo dire questo: ci sono molte leggende metropolitane legate a questa disciplina, qualcuno pensa addirittura che il fine sia quello di imparare a fare posizioni sempre più difficili. In realtà lo scopo dello yoga è riscrivere in noi, in tutti gli strati del nostro essere, una nuova storia orientata alla libertà. Ma per questo è importante che la pratica dello yoga sia veramente integrale.

lunedì 4 luglio 2022

Imparare ad ascoltarsi in profondità

 

Come possiamo comprendere ciò di cui abbiamo veramente bisogno se non sappiamo ascoltarci? Sapere ascoltare non è riflettere o analizzare, non ha niente a che fare con le tipiche attività della mente che riempiono le nostre giornate. Sapere ascoltare è in primo luogo stare ed accogliere quello che c’è

Come al solito vi invito a visitare la pagina di Aquarian Waves: https://www.aquarianwaves.org/la-scuola-insegnanti ). 

Sapere ascoltare in profondità il nostro animo è sapere creare il vuoto. Non è tanto una condizione di assenza di pensieri quanto il non essere trascinati da essi, o per meglio dire, non essere identificati con essi. Sì, perchè il punto chiave, la sorgente di ogni nostro malessere, è il fenomeno di identificazione. Quando siamo identificati con l’immagine di noi, con la nostra storia, con il nostro passato e pensiamo ormai di sapere tutto di noi ecco che siamo identificati con una (falsa) immagine di noi. Da qui creiamo teorie su come le cose dovrebbero essere, diventiamo molto giudicanti e cerchiamo la soluzione attraverso questo tipo di mente fortemente contaminata da pregiudizi. In questo modo non c’è via di uscita. Se il nostro intento è essere felici e pienamente realizzati la via della mente NON è la via da seguire.

Attraverso le vie meditative ed il movimento consapevole (Soul Motion) possiamo ad esempio imparare a stare con quello che c’è senza volerlo cambiare, senza cercare una soluzione. Si impara ad accogliere, a stare, a danzare con ciò che si manifesta, a lasciare che il tutto si riveli nella sua natura impermanente.

Si impara ad avere emozioni, ad accoglierle ma non a diventare esse. Le emozioni ci appartengono, non il contrario. Nel vuoto c’è passione, coinvolgimento, presenza ma non identificazione. Io sperimento l’emozione ma so di essere altro. E’ così che si impara ad ascoltarsi in profondità

Questo è quanto si impara in Aquarian Waves https://www.aquarianwaves.org/la-scuola-insegnanti.