Il ricordo profondo di noi stessi
Il mio primo Maestro definiva lo yoga “il ricordo profondo di se stessi”. Per yoga non si intende la pratica delle posizioni così come comunente è conosciuta questa disciplina. Si tratta piuttosto di un sistema di sperimentazione integrale di chi siamo che usa varie tecnologie. Ma vedremo questo in seguito.
La parola yoga significa “unione”, unione con la Sorgente. Il ricordo profondo di noi stessi è quindi l’atto di reintegrazione cosciente con la sorgente. La causa di ogni sofferenza sta infatti nel dare valore alla falsa identificazione con la persona che siamo. In pratica nel momento in cui siamo disconnessi dalla fonte ci aggrappiamo all’immagine di noi così come ci proviene di riflesso dal mondo esterno. Diventiamo la nostra storia e non più l’espressione del nostro potenziale interiore. Viviamo nel palcoscenico dei nostri drammi psicologici e non più nel mondo reale dove abita la vita. Ci muoviamo in un mondo interpretato da una mente condizionata dal pensiero collettivo, un mondo privo di magia e sconnesso dalla natura.
Vi sembra una società felice questa? Di quanti “like” hai bisogno per sentire che la tua giornata ha avuto un senso? Quando mai la tua felicità è stata al centro del sistema didattico scolastico, della tua formazione religiosa e quanto invece lo è stato il senso del dovere e la richiesta di adeguamento alle regole del sistema?
Quanta scienza hai studiato senza stare fuori all’aperto a contemplare le stelle e la natura? Quanta letteratura hai masticato sui testi scolastici senza sperimentare la poesia dell’esistenza?
E adesso? Quanto tempo dedichi a fermarti ed ascoltare quello che fa per te e quanto invece nel rincorrere un problema dopo l’altro, un impegno dopo l’altro? Ma se questa è la realtà che vivi come puoi entrare in contatto con la tua dimensione cosmica, come fai a ricordarti chi sei?
Il pensiero dominante è una forma cinica e brutale di dare peso a ciò che garantisce un ritorno economico e materiale, tutto il resto non conta. Purtroppo ad esso si contrappongono visioni romantiche che impaurite dal confronto con le leggi della materia creano un loro habitat protetto ma anche privo di potere. Sono luoghi rifugio, una sorta di riserva indiana che rientra perfettamente nella strategia di questo sistema.
Ma il ricordo profondo di noi stessi ci rimanda ad una realtà molto più antica, densa e luminosa di ogni visione materialista e di ogni afflato mistico romantico. E’ vedere la realtà per quella che è fuori dall’illusione della mente. Ma per arrivare a ciò ci sono alcuni passi alchemici da seguire. Il primo si chiama purificazione
La parola yoga significa “unione”, unione con la Sorgente. Il ricordo profondo di noi stessi è quindi l’atto di reintegrazione cosciente con la sorgente. La causa di ogni sofferenza sta infatti nel dare valore alla falsa identificazione con la persona che siamo. In pratica nel momento in cui siamo disconnessi dalla fonte ci aggrappiamo all’immagine di noi così come ci proviene di riflesso dal mondo esterno. Diventiamo la nostra storia e non più l’espressione del nostro potenziale interiore. Viviamo nel palcoscenico dei nostri drammi psicologici e non più nel mondo reale dove abita la vita. Ci muoviamo in un mondo interpretato da una mente condizionata dal pensiero collettivo, un mondo privo di magia e sconnesso dalla natura.
Vi sembra una società felice questa? Di quanti “like” hai bisogno per sentire che la tua giornata ha avuto un senso? Quando mai la tua felicità è stata al centro del sistema didattico scolastico, della tua formazione religiosa e quanto invece lo è stato il senso del dovere e la richiesta di adeguamento alle regole del sistema?
Quanta scienza hai studiato senza stare fuori all’aperto a contemplare le stelle e la natura? Quanta letteratura hai masticato sui testi scolastici senza sperimentare la poesia dell’esistenza?
E adesso? Quanto tempo dedichi a fermarti ed ascoltare quello che fa per te e quanto invece nel rincorrere un problema dopo l’altro, un impegno dopo l’altro? Ma se questa è la realtà che vivi come puoi entrare in contatto con la tua dimensione cosmica, come fai a ricordarti chi sei?
Il pensiero dominante è una forma cinica e brutale di dare peso a ciò che garantisce un ritorno economico e materiale, tutto il resto non conta. Purtroppo ad esso si contrappongono visioni romantiche che impaurite dal confronto con le leggi della materia creano un loro habitat protetto ma anche privo di potere. Sono luoghi rifugio, una sorta di riserva indiana che rientra perfettamente nella strategia di questo sistema.
Ma il ricordo profondo di noi stessi ci rimanda ad una realtà molto più antica, densa e luminosa di ogni visione materialista e di ogni afflato mistico romantico. E’ vedere la realtà per quella che è fuori dall’illusione della mente. Ma per arrivare a ciò ci sono alcuni passi alchemici da seguire. Il primo si chiama purificazione
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