mercoledì 29 luglio 2020

Riscattare la dimensione cosmica che è in noi, parte 1

Riscattare la dimensione cosmica che è in noi, parte 1

L’universo progettuale

Alcuni miliardi di anni fa, prima ancora della nascita del nostro sistema solare, una o più stelle, nel loro morire, hanno dato origine agli elementi che adesso compongono ogni cosa che fa parte della nostra vita quotiana. I mattoni base che costituiscono le cellule del nostro corpo, così come gli utensili di casa ed ogni altra cosa che ci circonda sono stati forgiati all’interno di stelle infinitamente lontane nel tempo e nello spazio. Tutto dentro ed intorno a noi ha origine cosmica, da una mio capello alla forchetta.
E nell’osservare il cosmo ed il fenomeno vita possiamo pensare che quest’ultima sia il risultato accidentale di eventi del tutto casuali o che, al contrario, ci sia una sorta di progetto all’interno dell’universo stesso che necessariamente doveva arrivare a produrre il pianeta in cui abitiamo con tutte le sue forme viventi, noi compresi. La Terra, ovviamente , non è l’unica nel suo genere ma al momento è quella che ci interessa di più.
Tutte le vie spirituali del passato e la recente visione biocentrica suggeriscono di vedere la vita non come un fenomeno accidentale ma come una necessità di questo universo progettuale. In altre parole la vita è la finalità stessa dell’universo. L’universo è organizzato per produrre vita.

Ma la caratteristica della vita è possedere intelligenza, dalle forme più rudimentali a quelle più complesse come noi esseri umani. Anche qui possiamo pensare che il fenomeno coscienza sia un semplice prodotto di processi biologici o al contrario che la vita sia fatta per produrre coscienza. Esiste una coscienza elementare a livello dei virus e batteri che miliardi di anni di evoluzione hanno reso via via più complessa fino ad arrivare alla complessità che contraddistingue noi esseri umani. Da questo punto di vista, l’universo si muove seguendo un progetto interiore che è orientato a produrre vita e quindi coscienza. In altre parole, l’universo è intelligente. Non è quindi la materia che accidentalmente ha prodotto la vita che a sua volta, sempre accidentalmente, ha prodotto la coscienza ma esattamente il contrario. E ciò che sperimentiamo di noi e del mondo come materia è solo la forma più densa di manifestazione di una realtà multidimensionale che include livelli più sottili.
Questo grande progetto che l’universo ha in sè si ramifica negli infiniti progetti di tutte le forme di vita. Negli esseri umani, la coscienza è individualizzata, e per ciascuno di noi vi è un progetto unico ed irripetibile che è parte però della grande rete della vita.

Ma in pratica cosa vuol dire?

OK, bello, anzi fantastico! Questo universo intelligente è veramente affascinante. Una sola domanda: a me cosa ne viene?
Quando triboliamo quotidianamente con mille problemi è difficile vedere la nostra esistenza all’interno di un progetto cosmico. Anzi la sensazione è che la vita reale sia quella della piccole cose, dei molteplici limiti che ognuno di noi ha e dell’altrettante strategie di sopravvivenza e vie di fuga. Non che non esistano momenti di estasi, bellezza e connessione con il tutto, ma non durano, no, non durano. Se l’universo ha in serbo un progetto per me dovrà anche avere una pazienza cosmica. Prima devo risolvere i problemi al lavoro, in famiglia, la rata del mutuo, l’affitto e dopo, se non c’è niente di interessante su Netflix, potrò dedicarmi ai temi dello spirito. Sì, perchè con tutto quello che ho da fare devo anche trovare il tempo per rilassarmi e staccare la spina.
Come non dare ragione ad una simile linea di pensiero? Il sole, le stelle, la luna, i pianeti, il tramonto, la storia della vita su questo pianeta sono qualcosa che ci coccola, ci intriga ma sembra totalmente sconnesso dalla nostra vita quotidiana. Anzi qualcuno potrebbe addirittura obiettare che una persona impegnata non ha tempo da perdere per filosoffeggiare. Mi viene in mente quello che mi disse una persona del luogo durante un mio viaggio in India, alcuni anni fa: “qui ormai lo yoga lo pratica solo chi è molto ricco o molto povero perchè entrambi non hanno niente da fare”. Lui era un ingegnere del software, chiara espressione dell’emergente classe media indiana.
Io non la penso così. Sono più che mai convinto che accedere alla nostra dimensione cosmica abbia un grosso impatto sulla vita quotidiana. E' ciò che serve per renderla più ricca, autentica, più creativa, più felice. Si chiama processo alchemico.

Eppure, confesso di essere anch’io sono un ingegnere del software.


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