Il seme, il brutto anatroccolo e la funzione dell’astrologia
Prendiamo un seme e piantiamolo
nel terreno adatto. Se le condizioni ambientali saranno quelle ideali la pianta
si svilupperà raggiungendo il suo massimo sviluppo. Tutto il potenziale
genetico presente nel seme si andrà a manifestare. Se la pianta potesse avere
una coscienza individuale e fosse dotata di parola ci direbbe che si sente
pienamente realizzata, in fondo è nata per quello. Inoltre, il pieno sviluppo
della pianta è totalmente funzionale all’ambiente. Naturalmente, se gli
ecofattori non saranno quelli adatti, la pianta andrà a sviluppare solo in parte
il proprio potenziale genetico, parte di esso rimarrà inespresso. La pianta non
cambierrebe genere, non muterebbe in qualcosa di diverso, sarebbe la stessa di
prima ma meno sviluppata. Possiamo azzardarci a dire che in questo caso sarebbe
un po’ meno felice non sentendosi completamente realizzata? Dai, sì, io credo
si possa dire.
Quanti esseri umani si sentono
pienamente realizzati? Quanti di noi hanno nutrito il proprio potenziale dando
piena espressione ad esso? Quanto la nostra formazione nell’ambito familiare,
culturale, religioso è stata orientata a dare a ciascuno di noi gli eco fattori
positivi in accordo con la nostra natura inividuale e quanto invece siamo stati
inseriti in un meccanismo con valori standard uguali per tutti? Quanto il
giudizio sulle nostre capacità, misurato rispetto ai suddetti valori standard,
ha pesato sulle nostre scelte e su gli obiettivi che ci siamo posti? Quanto ci
sentiamo pienamente realizzati e quindi felici? Siamo sicuri che la nostra vita
rifletta ciò potremmo essere?
Una delle prime fiabe che ho
letto è stata “Il brutto anatroccolo” di Hans Christian Andersen. Puoi essere
un cigno ma se lo standard di riferimento è quella di un’anatra risulti brutto.
In realtà siamo tutti dei cigni, ognuno a suo modo, in un mondo costruito per
anatre.
Come si sentirebbe una quercia se
fosse costretta a diventare un albero di limoni? Cosa accadrebbe se venisse
inserita in una serra ed “uniformata” a tutte le altre piante? Fortunatamente
per lei diventerebbe comunque una quercia, magari un po’ sofferente per la
mancanza di spazio e per le costanti potature non idonee alla sua struttura.
Per noi esseri umani, purtroppo,
la spinta istintuale ad essere comunque la nostra vera natura deve farsi largo
in una fitta selva di sovrastrutture culturali ed alla fine ne usciamo “quasi”
tutti camuffati in qualcos’altro. Il libero arbitrio e la nostra capacità di
scegliere diventa una sorta di arma a doppio taglio perchè capace di occultare
la spinta naturale che viene dal profondo. Ciò che è un dono, un salto quantico
nel processo di evoluzione della vita ci ostacola nell’essere felici. Poi,
intendiamoci, c’è anche un certo John Stuart Mill, filosofo del XIX secolo, che
sostiene ӏ meglio essere un uomo
malcontento che un maiale soddisfatto, essere Socrate infelice piuttosto che un
imbecille contento, e se l'imbecille e il maiale sono d'altro avviso ciò
dipende dal fatto che vedono solo un lato della questione”. Ok, sono punti di
vista, io credo sia meglio diventare esseri umani felici e pienamente realizzati.
Per molto tempo siamo stati
educati a dare valore alla ragione rispetto alle emozioni ed agli istinti. Poi,
negli ultimi anni, c’è stata la riscoperta di ciò che si sente a livello di
“pancia” e la mente è diventata il nemico da combattere. Questo approccio
bipolare non funziona. Abbiamo bisogno di tutto ciò che è in nostro possesso,
per questo serve una disciplina integrale. Il problema non sta nella mente,
come non sta nelle emozioni nè nell'istinto. Il problema è che non abbiamo un
centro consapevole, siamo indentificati con le nostre storie e non centrati
nell’anima e con il progetto originario per cui siamo qui. La mente è diventata
il problema perchè l'abbiamo assunta a funzione di leader quando è
semplicemente uno strumento, al pari di tutto il resto, per adempiere alla
missione dell'anima.
La disciplina integrale del
processo alchemico si muove su più livelli, dal piano fisico a quello
spirituale. Uno degli obiettivi, ma ovviamente non l’unico, è quello di offrire
nuovi scenari per quanto riguarda la nostra esistenza. Siamo ingabbiati nelle
nostre storie individuali e quindi non accediamo al potenziale interiore, non
diamo voce al mito naturale che è in noi. Lo scopo dell’astrologia, nel suo
approccio spirituale, è offrirci questa visione creativa, mitologica e
trascendente di noi stessi. E’ facilitare lo spostamento del baricentro della
nostra coscienza dalla persona all’anima. E’ riconnetterci con la missione
originaria e ciò che potremmo essere.
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