giovedì 13 agosto 2020

Riscattare la nostra dimensione cosmica, parte 6: Il seme, il brutto anatroccolo e la funzione dell’astrologia

 

Il seme, il brutto anatroccolo e la funzione dell’astrologia

Prendiamo un seme e piantiamolo nel terreno adatto. Se le condizioni ambientali saranno quelle ideali la pianta si svilupperà raggiungendo il suo massimo sviluppo. Tutto il potenziale genetico presente nel seme si andrà a manifestare. Se la pianta potesse avere una coscienza individuale e fosse dotata di parola ci direbbe che si sente pienamente realizzata, in fondo è nata per quello. Inoltre, il pieno sviluppo della pianta è totalmente funzionale all’ambiente. Naturalmente, se gli ecofattori non saranno quelli adatti, la pianta andrà a sviluppare solo in parte il proprio potenziale genetico, parte di esso rimarrà inespresso. La pianta non cambierrebe genere, non muterebbe in qualcosa di diverso, sarebbe la stessa di prima ma meno sviluppata. Possiamo azzardarci a dire che in questo caso sarebbe un po’ meno felice non sentendosi completamente realizzata? Dai, sì, io credo si possa dire.

Quanti esseri umani si sentono pienamente realizzati? Quanti di noi hanno nutrito il proprio potenziale dando piena espressione ad esso? Quanto la nostra formazione nell’ambito familiare, culturale, religioso è stata orientata a dare a ciascuno di noi gli eco fattori positivi in accordo con la nostra natura inividuale e quanto invece siamo stati inseriti in un meccanismo con valori standard uguali per tutti? Quanto il giudizio sulle nostre capacità, misurato rispetto ai suddetti valori standard, ha pesato sulle nostre scelte e su gli obiettivi che ci siamo posti? Quanto ci sentiamo pienamente realizzati e quindi felici? Siamo sicuri che la nostra vita rifletta ciò potremmo essere?

Una delle prime fiabe che ho letto è stata “Il brutto anatroccolo” di Hans Christian Andersen. Puoi essere un cigno ma se lo standard di riferimento è quella di un’anatra risulti brutto. In realtà siamo tutti dei cigni, ognuno a suo modo, in un mondo costruito per anatre.

Come si sentirebbe una quercia se fosse costretta a diventare un albero di limoni? Cosa accadrebbe se venisse inserita in una serra ed “uniformata” a tutte le altre piante? Fortunatamente per lei diventerebbe comunque una quercia, magari un po’ sofferente per la mancanza di spazio e per le costanti potature non idonee alla sua struttura.

Per noi esseri umani, purtroppo, la spinta istintuale ad essere comunque la nostra vera natura deve farsi largo in una fitta selva di sovrastrutture culturali ed alla fine ne usciamo “quasi” tutti camuffati in qualcos’altro. Il libero arbitrio e la nostra capacità di scegliere diventa una sorta di arma a doppio taglio perchè capace di occultare la spinta naturale che viene dal profondo. Ciò che è un dono, un salto quantico nel processo di evoluzione della vita ci ostacola nell’essere felici. Poi, intendiamoci, c’è anche un certo John Stuart Mill, filosofo del XIX secolo, che sostiene ”è  meglio essere un uomo malcontento che un maiale soddisfatto, essere Socrate infelice piuttosto che un imbecille contento, e se l'imbecille e il maiale sono d'altro avviso ciò dipende dal fatto che vedono solo un lato della questione”. Ok, sono punti di vista, io credo sia meglio diventare esseri umani felici e pienamente realizzati.

Per molto tempo siamo stati educati a dare valore alla ragione rispetto alle emozioni ed agli istinti. Poi, negli ultimi anni, c’è stata la riscoperta di ciò che si sente a livello di “pancia” e la mente è diventata il nemico da combattere. Questo approccio bipolare non funziona. Abbiamo bisogno di tutto ciò che è in nostro possesso, per questo serve una disciplina integrale. Il problema non sta nella mente, come non sta nelle emozioni nè nell'istinto. Il problema è che non abbiamo un centro consapevole, siamo indentificati con le nostre storie e non centrati nell’anima e con il progetto originario per cui siamo qui. La mente è diventata il problema perchè l'abbiamo assunta a funzione di leader quando è semplicemente uno strumento, al pari di tutto il resto, per adempiere alla missione dell'anima.

La disciplina integrale del processo alchemico si muove su più livelli, dal piano fisico a quello spirituale. Uno degli obiettivi, ma ovviamente non l’unico, è quello di offrire nuovi scenari per quanto riguarda la nostra esistenza. Siamo ingabbiati nelle nostre storie individuali e quindi non accediamo al potenziale interiore, non diamo voce al mito naturale che è in noi. Lo scopo dell’astrologia, nel suo approccio spirituale, è offrirci questa visione creativa, mitologica e trascendente di noi stessi. E’ facilitare lo spostamento del baricentro della nostra coscienza dalla persona all’anima. E’ riconnetterci con la missione originaria e ciò che potremmo essere.


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