yoga, soul motion, conscious dance, meditazione, ricerca interiore, spiritualità, crescita personale, astrologia spirituale
lunedì 24 agosto 2020
L'astrologia come disciplina della mente
giovedì 20 agosto 2020
The cosmic X-Factor Got Talents
Indubbiamente viviamo con un bagaglio culturale pesante perchè la vita di molti grandi artisti è segnata dal caos, dal delirio, dalla sregolatezza, dal suicidio e spesso l’arte ed il genio sono associati alla trasgressione. Solo però ciò che è convenzionale può essere trasgredito, niente di ciò che rientra nelle leggi naturali può esserlo. Una regola morale, una legge può essere trasgredita ma prova a trasgredire la forza di gravità e vediamo cosa succede. Prova ad andare sul cornicione di un edificio molto alto e lanciarti nel vuoto per vedere se vinci te o i principi che regolano da miliardi di anni questo universo. Come ti direbbe Alice Cooper:
Hey, hey, hey, hey, hey stooped (Ehi, ehi, ehi, ehi, ehi stupido)
What ya tryin' to do (Cosa stai cercando di fare)
Hey, hey, hey, hey, hey stooped (Ehi, ehi, ehi, ehi, ehi stupido)
They win you lose (Loro vincono, tu perdi )
L’arte vuol toccare il vero, al di là dell’apparenza. La trasgressione nasce dal bisogno di liberare la nostra anima dalle gabbie nella quale è rinchiusa. Ma l’anima è libera quando la nostra vita si allinea con la “necessità cosmica” che ci ha fatto nascere su questo piano di esistenza. Altrimenti, loro vincono e tu perdi.
Possiamo poi pensare che in noi non ci sia niente di artistico e di creativo. Questa è un’altra balla che il nostro percorso esistenziale in complicità con il sistema educativo ci ha fatto credere. Ognuno di noi è un progetto unico ed irripetibile la cui espressione non si misura con i parametri convenzionali. Su questo sì che bisogna essere trasgressivi, nel modo in cui si misura il successo e l’atto creativo in sè.
Molto prima che qualcuno lo trasformasse in uno show televisivo il vero“X-Factor, got talents” esisteva già nel mondo, potremmo dire da tempo immemorabile. Più che un programma televisivo in cerca di nuovi talenti nel mondo dello spettacolo potremmo definirlo una chiamata cosmica per reclutare persone intenzionate a realizzare se stesse. E si sa che quando qualcuno fa suonare le corde della propria anima diventa terribilmente contagioso. Questo è il vero successo!
giovedì 13 agosto 2020
Riscattare la nostra dimensione cosmica, parte 6: Il seme, il brutto anatroccolo e la funzione dell’astrologia
Il seme, il brutto anatroccolo e la funzione dell’astrologia
Prendiamo un seme e piantiamolo
nel terreno adatto. Se le condizioni ambientali saranno quelle ideali la pianta
si svilupperà raggiungendo il suo massimo sviluppo. Tutto il potenziale
genetico presente nel seme si andrà a manifestare. Se la pianta potesse avere
una coscienza individuale e fosse dotata di parola ci direbbe che si sente
pienamente realizzata, in fondo è nata per quello. Inoltre, il pieno sviluppo
della pianta è totalmente funzionale all’ambiente. Naturalmente, se gli
ecofattori non saranno quelli adatti, la pianta andrà a sviluppare solo in parte
il proprio potenziale genetico, parte di esso rimarrà inespresso. La pianta non
cambierrebe genere, non muterebbe in qualcosa di diverso, sarebbe la stessa di
prima ma meno sviluppata. Possiamo azzardarci a dire che in questo caso sarebbe
un po’ meno felice non sentendosi completamente realizzata? Dai, sì, io credo
si possa dire.
Quanti esseri umani si sentono
pienamente realizzati? Quanti di noi hanno nutrito il proprio potenziale dando
piena espressione ad esso? Quanto la nostra formazione nell’ambito familiare,
culturale, religioso è stata orientata a dare a ciascuno di noi gli eco fattori
positivi in accordo con la nostra natura inividuale e quanto invece siamo stati
inseriti in un meccanismo con valori standard uguali per tutti? Quanto il
giudizio sulle nostre capacità, misurato rispetto ai suddetti valori standard,
ha pesato sulle nostre scelte e su gli obiettivi che ci siamo posti? Quanto ci
sentiamo pienamente realizzati e quindi felici? Siamo sicuri che la nostra vita
rifletta ciò potremmo essere?
Una delle prime fiabe che ho
letto è stata “Il brutto anatroccolo” di Hans Christian Andersen. Puoi essere
un cigno ma se lo standard di riferimento è quella di un’anatra risulti brutto.
In realtà siamo tutti dei cigni, ognuno a suo modo, in un mondo costruito per
anatre.
Come si sentirebbe una quercia se
fosse costretta a diventare un albero di limoni? Cosa accadrebbe se venisse
inserita in una serra ed “uniformata” a tutte le altre piante? Fortunatamente
per lei diventerebbe comunque una quercia, magari un po’ sofferente per la
mancanza di spazio e per le costanti potature non idonee alla sua struttura.
Per noi esseri umani, purtroppo,
la spinta istintuale ad essere comunque la nostra vera natura deve farsi largo
in una fitta selva di sovrastrutture culturali ed alla fine ne usciamo “quasi”
tutti camuffati in qualcos’altro. Il libero arbitrio e la nostra capacità di
scegliere diventa una sorta di arma a doppio taglio perchè capace di occultare
la spinta naturale che viene dal profondo. Ciò che è un dono, un salto quantico
nel processo di evoluzione della vita ci ostacola nell’essere felici. Poi,
intendiamoci, c’è anche un certo John Stuart Mill, filosofo del XIX secolo, che
sostiene ӏ meglio essere un uomo
malcontento che un maiale soddisfatto, essere Socrate infelice piuttosto che un
imbecille contento, e se l'imbecille e il maiale sono d'altro avviso ciò
dipende dal fatto che vedono solo un lato della questione”. Ok, sono punti di
vista, io credo sia meglio diventare esseri umani felici e pienamente realizzati.
Per molto tempo siamo stati
educati a dare valore alla ragione rispetto alle emozioni ed agli istinti. Poi,
negli ultimi anni, c’è stata la riscoperta di ciò che si sente a livello di
“pancia” e la mente è diventata il nemico da combattere. Questo approccio
bipolare non funziona. Abbiamo bisogno di tutto ciò che è in nostro possesso,
per questo serve una disciplina integrale. Il problema non sta nella mente,
come non sta nelle emozioni nè nell'istinto. Il problema è che non abbiamo un
centro consapevole, siamo indentificati con le nostre storie e non centrati
nell’anima e con il progetto originario per cui siamo qui. La mente è diventata
il problema perchè l'abbiamo assunta a funzione di leader quando è
semplicemente uno strumento, al pari di tutto il resto, per adempiere alla
missione dell'anima.
La disciplina integrale del
processo alchemico si muove su più livelli, dal piano fisico a quello
spirituale. Uno degli obiettivi, ma ovviamente non l’unico, è quello di offrire
nuovi scenari per quanto riguarda la nostra esistenza. Siamo ingabbiati nelle
nostre storie individuali e quindi non accediamo al potenziale interiore, non
diamo voce al mito naturale che è in noi. Lo scopo dell’astrologia, nel suo
approccio spirituale, è offrirci questa visione creativa, mitologica e
trascendente di noi stessi. E’ facilitare lo spostamento del baricentro della
nostra coscienza dalla persona all’anima. E’ riconnetterci con la missione
originaria e ciò che potremmo essere.
martedì 11 agosto 2020
Riscattare la nostra dimensione cosmica, parte 5: la chiamata dell'anima e l'astrologia spirituale
Se vogliamo riscattare la nostra
dimensione cosmica dobbiamo veramente fare un salto di qualità. La relazione
fra la missione dell’anima e l’universo che ci circonda è il cuore
dell’astrologia spirituale. Ma se abbiamo in mente l’oroscopia o l’uso che si
fa dei segni astrologici nell’apporccio comune, bene, siamo distanti mille
miglia.
Per prima cosa dobbiamo essere
chiari su ciò che stiamo cercando ma, soprattutto, su cosa NON stiamo cercando.
Di sicuro non stiamo tentando di prevedere il futuro ma, al contrario, di
intensificare l’esperienza del qui ed ora. Quindi, qualunque approccio cerchi
di capire cosa potrebbe accadermi, cosa mi è accaduto in passato, quanto dura
un certo transito ecc..non può funzionare. Verrebbe posto l’accento sul tempo
durata rafforzando la mia identificazione con la mente egoica. L'io illusorio,
ciò che noi pensiamo di essere in termini di storia personale, è esattamente la
causa della nostra infelicità e quindi è ciò che vogliamo dissolvere e non
certo amplificare. Questo io illusorio vive nel tempo psicologico, muovendosi
constantemente tra passato e futuro, mosso da attaccamento e paura. Al
contrario, la sorgente spirituale e vitale con la quale vogliamo entrare in contatto
dimora nell’eterno presente e fa parte della grande rete della vita. In altri
termini, il processo alchemico è uno spostamento del baricentro della coscienza
dall’io illusorio e separato al centro dell’essere in relazione creativa con il
tutto. L’astrologia spirituale è uno strumento al servizio di questo processo.
Deve aprire varchi per intuizioni profonde sulla nostra vera natura, facilitare
il processo creativo di attuazione dei nostri potenziali interiori.
La cosa peggiore che può fare l’astrologia è aggiungere illusione all’illusione, allontanarci dalla vita reale ancora di più di quanto non lo siamo già. Per questo è necessaria una grande disciplina ed autentica motivazione. Il counselling astrologico non può essere svolto per pura curiosità. Quest’ultima non è una motivazione sufficientemente potente per aprire le porte dell’anima. Ci deve essere una chiamata dal profondo ed il modo in cui questo può avvenire è, in genere, un vero esempio di creatività. Può manifestarsi nella forma di una certa stanchezza del vivere, noia nel frequentare gli stessi posti e le stesse persone, depressione, assenza di senso di realizzazione, non riconoscersi più in quello che facciamo. Può accompagnarsi ad eventi di repentino cambio di vita, come una separazione. Insomma, qualcosa che prima c’era e che adesso non c’è più o che non è più fuzionale per la nostra felicità. Un equilibrio (illusorio) che viene infranto.
Da qualche parte, molto tempo fa,
lessi che il problema è il metodo didattico di questo universo. Un sacerdote
invece mi fece notare che ogni ferita può essere una feritoia da cui scorgere
Dio. E’ tutto vero e l’ho sperimentato di persona, ma preferisco la visione
offerta dallo yoga: l’auto-disciplina è la via alternativa agli eventi
traumatici. Quindi, il risveglio spirituale può iniziare da un problema ma poi
il processo è sostenuto da una pratica consapevole e giornaliera. E
l’astrologia rientra nelle discipline che sostengono il processo di
cambiamento.
venerdì 7 agosto 2020
Riscattare la parte cosmica che è in noi, parte 4: possa la tua natura interiore sbocciare completamente per portare bellezza e fragranza nel mondo
Cos’è che conta nella nostra
vita? Ognuno può avere la propria risposta, e forse neanche sapere rispondere
ma in realtà alla radice di tutto c'è solo una cosa che conta: la felicità. In
un modo o nell’altro tutti cerchiamo la felicità. Quindi cosa conta nella vita
di ognuno di noi? Essere felici! Ogni altra risposta è solo una declinazione di
quest’unica verità. E ciò non vale solo per noi esseri umani ma per ogni essere
vivente.
Possiamo a questo punto rovesciare la domanda. Cosa serve per essere felici? Comprendere ciò che conta nella nostra vita, realizzare consapevolment quello per cui siamo nati.
Nelle culture di tutti i tempi e
luoghi esiste il concetto di cosa dà un senso alla vita. Nella cultura
giapponese esiste la parola ikigai (iki-vivere, gai-ragione). Seguire il
proprio ikigai è dare senso alla propria esistenza, è realizzare pienamente ciò
che siamo, è vivere per ciò che conta veramente.
Con alcune differenti sfumature
troviamo lo stesso concetto in altre regioni del mondo. Nella cultura
dell’India si parla di Dharma, come l’insieme delle leggi cosmiche che regolano
la vita di ognuno di noi e di tutto l’universo. La realizzazione di ciò che
siamo non può che essere un allineamento della nostra vita in relazione al
nostro Dharma.
Aristotele parla di Entelechia
riferendosi ad una sorta di finalità intrinseca dentro ogni cosa, una “Causa
Finale” verso cui tutto tende.
Altro termine è Daimon: da
Platone a James Hillman vi sono filosofi e psicologi che sostengono che siamo
chiamati a decifrare il codice della nostra anima, affinché possiamo cogliere
il senso compiuto della nostra presenza nel mondo.
Si potrebbe continuare a lungo ma
voglio alla fine citare quello che alcuni “life coach” odierni di fama mondiale
sostengono per avere successo nella vita, sia in senso molto pratico come ad
esempio nel mondo del lavoro, ma anche come puro senso di auto-realizzazione.
Tutti parlano dell’importanza di “coltivare una visione” ed essere sempre
focalizzati su essa.
A me piace parlare di “missione
dell’anima”
Comunque la si veda, dalla visione più metafisica a quella più pratica, è veramente importante scoprie il senso della nostra esistenza ed allineare la nostra vita in questa direzione. Come sostiene Socrate “una vita senza ricerche non è degna per l'uomo di essere vissuta”.
La prima cosa importante è quindi
che venga resa esplicita la domanda: “qual’è il senso, lo scopo, la missione della
mia vita?”. Perchè il primo e più eclatante fenomeno che osserviamo è che lo
stile di vita della nostra società non consente di elaborare questo tema
esistenziale. La costante e stretta sequenza di impegni, cose da fare, problemi
da risolvere tendono ad oscurare questa domanda esistenziale di fondo. Questo
atto di oscuramento avviene in due modi: il primo è non dare sufficiente tempo
alla domanda perchè c’è sempre qualcosa di più urgente da fare. Il secondo,
ancora più insidioso, è offrirti già una risposta pre-confezionata. Il senso
della vita è avere successo economico, viaggiare per il mondo, avere una
famiglia felice, avere una vita trasgressiva e piena di eccessi, godersela
infischiandosene di tutto e tutti e così via. Sono tutti stereotipi e falsi miti.
E questo non perchè avere una famiglia felice o successo economico sia
sbagliato. Il falso deriva dal fatto che viene azzerata la diversità e
ricchezza di ciascuno di noi, non si prende in considerazione che ciascuno di
noi è un progetto unico ed irripetibile.
Quante scelte facciamo in base ad
una vera consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che potremmo essere e quante
invece sulla base un forte “suggerimento” che ci arriva dalla famiglia di
origine, dalla cultura e religione da cui proveniamo?
Riscattare la nostra dimensione
cosmica significa quindi scoprire la nostra vocazione, la missione dell’anima,
dar vita ai nostri potenziali interiori, seguire il nostro ikigai. O come dice
un Maestro che seguo “possa la tua natura interiore sbocciare completamente per
portare bellezza e fragranza nel mondo”. Questo è il destino verso quale
tendere. Ed ha una sua natura cosmica!
mercoledì 5 agosto 2020
Riscattare la parte cosmica che è in noi, parte 3: Purificare con piacere
Purificazione
Purificarci dalla falsa assunsione che i processi di crescita siano per forza dolorosi
lunedì 3 agosto 2020
Riscattare la parte cosmica che è in noi, parte 2: il ricordo profondo di noi stessi
Il ricordo profondo di noi stessi
La parola yoga significa “unione”, unione con la Sorgente. Il ricordo profondo di noi stessi è quindi l’atto di reintegrazione cosciente con la sorgente. La causa di ogni sofferenza sta infatti nel dare valore alla falsa identificazione con la persona che siamo. In pratica nel momento in cui siamo disconnessi dalla fonte ci aggrappiamo all’immagine di noi così come ci proviene di riflesso dal mondo esterno. Diventiamo la nostra storia e non più l’espressione del nostro potenziale interiore. Viviamo nel palcoscenico dei nostri drammi psicologici e non più nel mondo reale dove abita la vita. Ci muoviamo in un mondo interpretato da una mente condizionata dal pensiero collettivo, un mondo privo di magia e sconnesso dalla natura.
Vi sembra una società felice questa? Di quanti “like” hai bisogno per sentire che la tua giornata ha avuto un senso? Quando mai la tua felicità è stata al centro del sistema didattico scolastico, della tua formazione religiosa e quanto invece lo è stato il senso del dovere e la richiesta di adeguamento alle regole del sistema?
Quanta scienza hai studiato senza stare fuori all’aperto a contemplare le stelle e la natura? Quanta letteratura hai masticato sui testi scolastici senza sperimentare la poesia dell’esistenza?
E adesso? Quanto tempo dedichi a fermarti ed ascoltare quello che fa per te e quanto invece nel rincorrere un problema dopo l’altro, un impegno dopo l’altro? Ma se questa è la realtà che vivi come puoi entrare in contatto con la tua dimensione cosmica, come fai a ricordarti chi sei?
Il pensiero dominante è una forma cinica e brutale di dare peso a ciò che garantisce un ritorno economico e materiale, tutto il resto non conta. Purtroppo ad esso si contrappongono visioni romantiche che impaurite dal confronto con le leggi della materia creano un loro habitat protetto ma anche privo di potere. Sono luoghi rifugio, una sorta di riserva indiana che rientra perfettamente nella strategia di questo sistema.
Ma il ricordo profondo di noi stessi ci rimanda ad una realtà molto più antica, densa e luminosa di ogni visione materialista e di ogni afflato mistico romantico. E’ vedere la realtà per quella che è fuori dall’illusione della mente. Ma per arrivare a ciò ci sono alcuni passi alchemici da seguire. Il primo si chiama purificazione