Cos’è che ci impedisce di cavalcare il
cambiamento e diventare ciò che potremmo essere? In buona parte la paura del
nuovo, questo è certo. Ma c’è di più: un legamente forte ed inconscio con
l’immagine di noi che si è creata nel tempo. Quindi, non solo non ci fidiamo
del nuovo perchè è fuori del nostro controllo, ma c’è qualcosa nel nostro senso
di identità che è agganciato al passato e che vede ogni novità come una
minaccia alla propria sopravvivenza.
Questa è ciò che possiamo definire l’immagine storica di noi, una immagine con la quale siamo fortemente identificati. Noi siamo quell’immagine che si è formata nel tempo e che si nutre di memoria. Un vero cambiamento è necessariamente una minaccia di morte per quell’identità storica. E a nessuno piace morire.
Un percorso trasformativo è così un viaggio eroico nel senso mitologico del termine. L’eroe non è tanto chi si arma di coraggio e si lancia nell’impresa ma piuttosto colui che diventa sempre più consapevole di una dobbia natura che vive in lui: quella umana che lo vorrebbe legato alla sua storia e quella divina che ha in serbo molto di più. Il coraggio è frutto del sentore profondo di essere destinati ad altro. A quel punto infatti non c’è modo di sottrarsi al proprio destino, a ciò per cui siamo nati.
In ognuno di noi c’è questa doppia natura ed è solo quando diventiamo consapevoli della seconda, quella spirituale, che possiamo accedere ad un livello di libertà dell’essere tale da guardare alla nostra vita, al nostro presente e futuro, da una prospettiva del tutto nuova. Non si tratta pertanto di armarci di coraggio ma di creare chiarezza interiore lasciando sempre più affiorare la chiamata dell’anima.
Questa è ciò che possiamo definire l’immagine storica di noi, una immagine con la quale siamo fortemente identificati. Noi siamo quell’immagine che si è formata nel tempo e che si nutre di memoria. Un vero cambiamento è necessariamente una minaccia di morte per quell’identità storica. E a nessuno piace morire.
Un percorso trasformativo è così un viaggio eroico nel senso mitologico del termine. L’eroe non è tanto chi si arma di coraggio e si lancia nell’impresa ma piuttosto colui che diventa sempre più consapevole di una dobbia natura che vive in lui: quella umana che lo vorrebbe legato alla sua storia e quella divina che ha in serbo molto di più. Il coraggio è frutto del sentore profondo di essere destinati ad altro. A quel punto infatti non c’è modo di sottrarsi al proprio destino, a ciò per cui siamo nati.
In ognuno di noi c’è questa doppia natura ed è solo quando diventiamo consapevoli della seconda, quella spirituale, che possiamo accedere ad un livello di libertà dell’essere tale da guardare alla nostra vita, al nostro presente e futuro, da una prospettiva del tutto nuova. Non si tratta pertanto di armarci di coraggio ma di creare chiarezza interiore lasciando sempre più affiorare la chiamata dell’anima.
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