lunedì 13 agosto 2018

Perchè danzare?



Perché mai danzare? Dal mio punto di vista ci sono molte risposte a questa domanda ma non avrebbero valore, almeno per me, se non si basassero sulla mia esperienza diretta.
Per molti anni, soprattutto nel periodo universitario, l’unica forma di contatto che avevo con il ballo era la discoteca, un luogo in cui venivo trascinato per i capelli. Non ero l’unico a pensarla così: nel gruppo di amici di allora un buon 50% di essi, ovvero la totalità dei maschi, sentiva l’uscita in discoteca come una tassa da pagare periodicamente per accontentare l’altro 50%, la componente femminile, che invece viveva il ballo come un momento ludico e liberatorio. Già allora sentivo però qualcosa che non tornava perché il movimento ed il ballo mi procuravano piacere e divertimento, ciò che proprio non riuscivo ad accettare era l’ambiente della discoteca. Parlo di questo fenomeno perché temo sia più diffuso di quanto si immagini. Al pari di come un certo background  religioso ha certamente avuto un suo imprinting negativo sul tema spiritualità, così credo che un certo modello culturale , sociale assieme alla “famigerata serata in discoteca” abbia contribuito ad allontanare molte persone dalla danza.
Ci sono adesso molte più opportunità per ballare come il tango argentino ed le danze latino-americane, che non erano così diffuse ai tempi dei miei attriti con la discoteca. Il ballo sta riscuotendo un largo successo richiamando molte persone di ogni età, cosa certamente importante e positiva. Sottolineano però una regola nefasta e del tutto arbitraria: ci sono persone più brave ed altre meno brave, persone più portate ed altre meno.
Così quando qualcuno mi dice “il ballo non fa per me” o “non sono portato per danzare” so che in realtà sta rispondendo ad un modello acquisito e spesso subito che deriva dall’unica prospettiva che questa società sa esprimere: vinca il migliore. Ciascuno di noi, da quando nasce, riceve un punteggio sulle varie materie della vita ed in quelle dove non arriva alla sufficienza molla.
Ok, vi propongo un’altra prospettiva: sapete dirmi chi intorno a voi è il più bravo a respirare? Chi intorno a voi è il più bravo a godersi un tramonto? Chi è il più bravo ad innamorarsi? Queste domande suonano strane, non hanno praticamente senso. Nessuno direbbe non sono portato respirare o a bere acqua. Allora la mia successiva domanda è la seguente: chi ha deciso che la danza faccia parte di quelle “materie” che hanno un voto? Il movimento e la relazione con la musica sono esperienze che intensificano il nostro essere “vivi”, punto! Non c’è alcun voto, non c’è alcuna graduatoria come non c’è per l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo.
Ma come spesso accade, per ritrovare il contatto con qualcosa di naturale, dobbiamo fare un salto in astuzia e scavalcare le barricate del pregiudizio. Quindi se io uso il termine "danza consapevole", o qualità "mindfulness" sto aggirando le difese mentali dicendoti: "occhio, non si tratta del ballo che hai vissuto tu tempo addietro. Qui non si giudica, non c'è il più bravo ed il meno bravo. Non ci sono passi, non ci sono coreografie. Non esiste l'errore. Ciò che conta è solo l'esperienza vissuta. Ciò che conta e che ti senti nel qui ed ora". Quindi, qualcosa che dovrebbe essere del tutto naturale ha bisogno di essere confezionato in modo più intelligente dei pregiudizi per essere accettato.
Esiste un vasto arcipelago di stili di danza consapevole, la Soul Motion ne fa parte. Al di là delle singole specificità dei vari metodi c’è lo stesso principio di base: la danza è un fenomeno del tutto naturale. E’ un modo per sentirsi, per comunicare, per creare una relazione rituale con le forze che vivono dentro ognuno di noi.
Dopo gli anni della discoteca ho dovuto aspettare un po' di tempo per avvicinarmi di nuovo alla danza. L'occasione fu la biodanza e, sebbene praticassi yoga già da tempo, fu sorprendente l'effetto che ebbe su di me tanto da modificare la mia esperienza della meditazione. Era presente una qualità del tutto nuova, l'area del cuore era molto più aperta e mi sentivo connesso con il tutto. In altri termini la danza stava arricchendo l'esperienza di me e del mondo intorno a me.
Perché quindi danzare? Perché come tutte le danze fa bene alla salute, mette energia in movimento e si esce dal torpore. Ma perché praticare una danza consapevole come la Soul Motion? Perché accanto a tutti questi benefici che ho appena citato si aggiunge l’opportunità  di uscire dalle griglie di giudizio all’interno delle quali siamo costantemente inquadrati. Perché è possibile spostare il baricentro della consapevolezza dall’esterno all’interno, perchè invece di sentirci giudicati sulla base di un metro collettivo e del tutto artificiale  è possibile ridare valore al sentire.
Perché quindi danzare consapevolmente? Per essere liberi!
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