Possiamo avere molte idee su ciò
che per noi significa essere felici e, ciò nonostante, alla domanda diretta
“cos’è per te la felicità”, ci troviamo spesso impreparati. Ho verificato questo
fenomeno in prima persona durante i miei workshop e conferenze. Se faccio una
domanda del genere le persone hanno una sorta di sobbalzo. E’ come se fossero
sedute su un’auto costretta a frenare di colpo. E, in fondo, la dinamica è
proprio quella. Viaggiamo di corsa senza riflettere o, meglio, senza investire
tempo ed energia su ciò che veramente ci renderebbe felici. Ogni tanto la vita
ci fa frenare di colpo per riorganizzare le nostre priorità.
Perché la felicità non è il tema
dominante tra quelli che abbiamo a cuore. Sono piuttosto sicuro che abbiamo
chiarezza sui vari problemi di carattere materiale, affettivo, psicologico che
ci affliggono. Ma questo significa che abbiamo una vita centrata sul problema e
non sulla felicità.
Lo so! Come si fa a pensare alla
felicità quando ci sono i problemi da risolvere? Io però avanzo una tesi alternativa:
i problemi sono un fenomeno dominante perché non c’è chiarezza su ciò che ci
rende felice. Non sempre, ma in molti casi è proprio così.
L’esistenza è piuttosto generosa di
problemi, non ci sono dubbi. Se però so dove sto andando anche se, di tanto in
tanto, inciampo in una buca, sono in grado di rialzarmi e riprendere il percorso.
In caso contrario, che inciampi o meno, sto girando a vuoto.
Quindi, cos’è la felicità?
Chiunque può avere momenti in cui
si sente in pace ed apprezza le piccole gioie della vita. Ma se questo fosse il
massimo che possiamo ottenere perché mai l’umanità avrebbe prodotto, nei
millenni, così tante vie di realizzazione spirituale?
Se io guardo un tramonto sul mare
sono rapito in una sorta di estasi e sono felice. Ma questa esperienza è capace
di rimuovere le mie paure? E’ in grado di liberarmi dalle gabbie che limitano
la mia libertà? Può rendere la mia esistenza un perenne atto creativo di me
stesso? Vivo la vita che mi compete? Realizzo pienamente il mio potenziale? No!
Perché mai milioni di persone
praticano meditazione se bastasse guardare un tramonto per avere una vita
felice? E’ ovvio che la faccenda è più complessa, ma, fortunatamente, anche
dannatamente più affascinante.
La felicità non è uno stato
fugace rubato qua e là, ci meritiamo di più. Felicità, libertà interiore,
connessione, auto realizzazione sono espressioni diverse attribuite allo stesso
soggetto. Felicità, libertà interiore, connessione, auto realizzazione sono qualità
che gradualmente emergono e si stabilizzano in me quanto più allineo la vita
con la mia missione spirituale.
E’ ciò che realizzo di me che mi apre
alla felicità.
Come trovo quindi la mia missione
spirituale? Intanto, accettando l’ipotesi di averne una. Si tratta di
un’ipotesi di lavoro, puramente funzionale ad attivare una ricerca. E’ un
passaggio chiave e niente affatto banale. Nell’equazione della propria vita va quindi
introdotta questa ipotesi di lavoro: io sono qui per una missione spirituale.
E poi, naturalmente, serve un
metodo.
Quando pensiamo ad un percorso di
crescita interiore è facile che ce lo immaginiamo pesante, faticoso, forse
anche minaccioso. In realtà stiamo semplicemente proiettando su di esso la nostra
visione della vita. Anche qui c’è un cambio di prospettiva da fare. Se infatti la
meta è autorealizzazione, libertà e felicità anche il viaggio è fatto della
stessa pasta. Of course!