sabato 1 dicembre 2018

Danzare il cielo dell'attesa


Quanto tempo dedichiamo ad osservare il cielo notturno? Ma esiste ancora un cielo di stelle da ammirare o le luci della città lo hanno cancellato dalla nostra esperienza? E’ vero basta andare in campagna, un po’ distante dai luoghi abitati per scoprire che quel cielo esiste ancora, possiamo dimenticarcene per un po’ ma lui è ancora lì ad aspettarci. A dire il vero, non è che ci aspetti, è semplicemente lì.
Quanto tempo dedichiamo a contemplare il nostro cielo notturno…quello della nostra Anima? Ci sono troppe luci ad intermittenza nella nostra mente, troppe distrazioni, troppi impegni, troppi timori, troppe cose da fare…e chi ha tempo? Ma poi, se volessi andare in campagna, in luoghi disabitati dalla mente, dove la trovo questa campagna? Insomma, ma di cosa stiamo parlando?  
Il periodo dell’avvento è connesso con il segno del Sagittario, gli orizzonti sconfinati che aprono verso l’infinito. Tra tutti segni di fuoco il Sagittario è quello più metafisico, non è un fuoco vicino che ti riscalda ma una luce in distanza che indica una direzione verso qualcosa di importante. E’ la stella cometa che conduce i Re Magi alla culla del neo-nato Cristo. Sapevano dove stavano andando? Probabilmente no, ma si sono fidati del segno, di una profezia, qualcosa che li portava oltre l’orizzonte di ciò che conoscevano semplicemente per scoprire la loro missione, per trovare sè stessi. E’ successo veramente o è solo una storia? Che importanza ha? Non racconta un evento, ci racconta una possibilità presente in tutti noi: quella di trovare veramente noi stessi, di ricongiungerci con la nostra anima. E ci dice anche come: osservando il cielo e cogliendo i segni di una profezia. 
Parliamo della profezia. Senti che la tua vita non ha un direzione, non ha un vero senso? Hai brevi sprazzi di felicità ma quella sensazione piena di appagamento continua sfuggirti? E’ da troppo tempo che hai troppi problemi che neanche più ti ricordi come si vive senza? Senti di stare sopravvivendo invece di vivere? Ok, questa è la profezia, è così che si presenta: in forma di malessere esistenziale, di qualcosa che manca alla tua vita. Sì perché fintanto che non siamo ricongiunti con la nostra Anima, con il nostro nascente Cristo interiore qualcosa mancherà sempre. Quindi, è proprio questa mancanza, questo malessere la profezia più potente. Non dobbiamo nemmeno crederci, basta ascoltare, sentire per non avere dubbi: siamo destinati ad altro!
Quindi bisogna trovare il cielo , un cielo notturno libero da luci. Bisogna trovare un modo per uscire dalle luci ad intermittenza della mente e contemplare l’infinito spazio notturno di ciò che non conosciamo, che non controlliamo, che non possiamo prevedere. E’ una relazione con lo spazio infinito e sconosciuto quello di cui abbiamo bisogno, l’unico luogo dove si possono scorgere i segni di ciò che sta oltre i confini della mente. Lo si può fare con la danza. Danzare è andare in campagna lontano dai luoghi abitati dalla mente.

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